Luigi Sposato e la sua discesa in campo: «Avevo bisogno di nuovi stimoli»

PADOVA. Ha iniziato con un giro istituzionale di incontri in città. Poi i maxi-manifesti, i sette punti di ascolto nei quartieri, gli aperitivi, i banchetti e persino un pullman intero con la scritta “Osa”. Di certo la sua campagna elettorale non è stata inferiore a quella di un “big” in termini di risorse impiegate. E anche in termini di soldi. Per questo c’è una domanda preliminare da fare a Luigi Sposato, 56 anni, patròn di Eurointerim, un’agenzia di lavoro temporaneo con 10 mila dipendenti.
Sposato, perché tutto questo?
«Non ho bisogno di far conoscere l’azienda, non faccio la stampella di nessuno, non mi serve nulla. Sono sceso in campo perché avevo bisogno di avere nuovi stimoli».
E se l’11 giugno non dovesse arrivare al ballottaggio. Cosa farà?
«Vediamo cosa accade. Potrebbe essere l’inizio di un cammino. Per adesso il mio obiettivo è fare il massimo fino a domenica. Da lunedì vedrò cosa fare. Io sono anche un po’ ambizioso: credo di poter fare bene per la città».
Pensa di aver fatto degli errori?
«Avevo pianificato tutto. Ma credo che avrei potuto fare di più. Perché quando le persone mi conoscono poi mi votano. Avrei potuto farmi conoscere di più».
Che bilancio traccia di questa sua campagna?
«Sono stati 5 mesi importanti per la possibilità di conoscere meglio la città e comprendere le dinamiche istituzionali».
Che città ha trovato?
«Una città fortemente divisa: pro o contro qualcuno. E tanti, soprattutto tra i giovani, sfiduciati dalla politica. Una città che sente le sue paure ed è preoccupata per il futuro. Mi viene in mente un’immagine».
Quale?
«È come quando un bimbo vede i genitori che litigano. Lo stesso stato d’animo oggi hanno i padovani».
Lei in cosa si è distinto?
«Penso per aver messo al centro la persona. E il lavoro. Perché senza lavoro non c’è dignità».
Viene accusato di non dare un lavoro stabile ma precario.
«Non c’è cosa peggiore di chi non sa e non sa di non sapere. Noi con lo staff leasing diamo contratti a tempo indeterminato a migliaia di persone».
Cosa può fare un sindaco per lo sviluppo?
«Il Comune non deve solamente fare la normale amministrazione. Serve più fantasia: io ho fatto la proposta di creare un’agenzia per la gestione dei buoni pasto, per far risparmiare al Comune 4 milioni di euro».
Quali altri suoi punti forti?
«Voglio riaprire i negozi chiusi contro il degrado, voglio una “flat tax” per la zona industriale. E la defiscalizzazione per creare più servizi: come gli asili nido inter-aziendali».
Come risponde all’accusa di non avere una visione di lungo raggio?
«Per primo ho parlato dell’importanza della Tav, che ci permetterebbe di riqualificare tutta l’area della stazione. E poi c’è da fare un lavoro sulla viabilità: inutile spendere soldi per il Plebiscito quando serve un ponte sul Brenta dalla tangenziale verso Cadoneghe».
Secondo lei, il malore di Giordani ha cambiato la campagna elettorale?
«Lo ha certamente aiutato ad essere più conosciuto».
Che opinione si è fatto dei suoi avversari?
«Meridi è simpatico e non sembra uno di estrema destra. Bordin l’ho scoperto in questi mesi: ha molta esperienza. Borile è già molto politico, ha imparato in fretta. Lorenzoni parte da cose concrete ma poi diventa un predicatore. Bitonci è competente sulla macchina amministrativa, ma mi sembra distaccato. Giordani l’ho visto poco, però di certo è una persona che sa delegare, non un accentratore».
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