L’umorismo, una linea sottile sulla grande fatica di vivere

E alla fine vince “A pigeon sat on a branch reflecting on existence” l'umorismo sottile - in stile Kaurismaki - di Roy Andersson. La sua analisi, marginale e persino cinica, dell’assoluta incapacità...
Di Michele Gottardi
Interpress/Mazzega Caiaffa Venezia, 17.05.2013.- Ateneo Veneto, presentazione del libro di Stefano Rodotà "Il diritto di avere diritti".- Nella foto l'autore Stefano Rodotà con il suo libro e Michele Gottardi.-
Interpress/Mazzega Caiaffa Venezia, 17.05.2013.- Ateneo Veneto, presentazione del libro di Stefano Rodotà "Il diritto di avere diritti".- Nella foto l'autore Stefano Rodotà con il suo libro e Michele Gottardi.-

E alla fine vince “A pigeon sat on a branch reflecting on existence” l'umorismo sottile - in stile Kaurismaki - di Roy Andersson. La sua analisi, marginale e persino cinica, dell’assoluta incapacità del genere umano di riflettere su se stesso e al tempo stesso di divertirsi ha colpito la giuria e buona parte della critica. Ma non credo di essere troppo Cassandra dicendo che difficilmente avrà successo sul pubblico internazionale più ampio. E tuttavia al di là dello stile, il piccione di Andersson solleva un tema comune a questa Mostra, la difficoltà dell’uomo, che spesso rasenta la depressione, ad affrontare i problemi dell’esistenza. C’è inoltre un’altra considerazione da fare: i film premiati sono molto più vicini tra loro di quanto non sembri, insistono tutti sulla medesima risposta al dolore di un conflitto, alla lacerazione di un distacco o all’assenza di una definita dimensione esistenziale. In questo gli sperduti abitanti del villaggio lacustre del leone d’argento di Andrej Kon›aloskij vivono lo stesso spaesamento - solo meno drammatico e più simpaticamente naïf - dei parenti delle vittime indonesiane davanti alla spudorata genuinità degli aguzzini di “The look of silence” di Joshua Oppemheimer.

Tutti hanno perso un motivo di esistere, la loro vita ha un valore minimale, senza certezze affettive o, come nel caso delle “Notti bianche del postino” russo, economico-sociali dopo la fine dello stato padre e dell'economia comunista. O ai protagonisti affamati di “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo che ha visti riconosciuti i suoi due protagonisti delle due coppe Volpi, caso abbastanza insolito (un unico precedente nel 2001, con un altro film italiano “Luce dei miei occhi” di Giuseppe Piccioni che vide premiati Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli), ma è anche la stessa cosa che accade all'attore di “Birdman” di Inarritu, ormai senza più motivo di vivere, perché incapace di recitare come un tempo. In questo si assottiglia la sottile linea rossa che divide il documentario dalla fiction, la realtà dalla finzione.

I premi maggiori sono in buona sostanza condivisibili: manca rispetto alle previsioni "Il giovane favoloso" di Mario Martone. Quest’ultima è forse l’assenza più pesante rispetto agli esiti della critica (era al quarto posto nella classifica del daily di Ciak-Venews) e del pubblico (il suo è stato uno dei più lunghi degli applausi del pubblico): trascurate sono apparse la recitazione di Elio Germano, la regia interessante e la sceneggiatura. Al di là di tutto la selezione italiana dopo molti anni è stata all’altezza, con giudizi positivi che, come ha segnalato persino “Le Monde”, non accadeva da anni. In generale potremmo dire che è stata una mostra in linea con le precedenti, senza capolavori, ma con un prodotto medio alto complessivo. Se si esclude infatti l’ideologico e reazionario “Good kill” abbiamo avuto solo un paio di film deboli, uno dei quali (“Sivas”, l’unico fischiato) ha pure colpito la giuria. L’America va a casa senza nulla e ci può anche stare dal punto di vista estetico, meno da quello politico: un premio avrebbe potuto giovare al futuro della Mostra. Molti altri bei film sono passati dal Lido, testimoniando - in Orizzonti, nella Settimana della critica e nelle Giornate degli autori - lo spirito del tempo. A questo serve ancora il cinema, al di là dei lustrini e dei festival, a scoprire un altro pezzo di mondo, ad approfondirlo, con emozione.

Per il resto che dire? Che “il lido xe straco” come già diceva Volpi più di ottant’anni fa. E come continuano a dire in molti, presidente Baratta compreso. Non si vede uno scatto di reni, un salto di qualità da parte di operatori e abitanti, salvo l’ennesima replica del B-movie di successo “Tutti e subito”, soldi protagonisti ovviamente. Con amministratori special-guest, nel ruolo del fantasma.

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