Lunghi sollecita la Provincia a indagare sull’inquinamento

Il Comune vuole sapere cosa davvero contengano alcuni prodotti di recupero che la cementeria è autorizzata a utilizzare nel suo forno a Monselice

MONSELICE. Il sindaco Francesco Lunghi chiede informazioni alla Provincia sulla composizione qualitativa e quantitativa di alcune sostanze utilizzate nella produzione all’interno della cementeria di Monselice. Il riferimento è in particolare alle “sabbie rigenerate risand”, alle “ceneri”, al “matrix”, al “prodotto a base marna” (il cui utilizzo nell’impianto è stato bloccato dall’ordinanza dello scorso 23 aprile, ora prorogata fino al 23 settembre) e a eventuali altri “materiali a base silicea”.

Lunghi vuole sapere quali valutazioni siano state fatte sull’impatto ambientale legato al loro impiego nel ciclo produttivo dell’impianto e se queste sostanze siano effettivamente ammesse dall’Autorizzazione di impatto ambientale (Aia). La lettera invita poi la Provincia a partecipare al monitoraggio che verrà effettuato con l’Arpav e i due tecnici incaricati dal Comune, il geologo Andrea Vorlicek e il dottor Alessandro Tasinato, nelle aree interessate dalla contaminazione rilevata dalle precedenti analisi sul Monte Ricco.

In un’altra missiva il primo cittadino sollecita sempre la Provincia ad attivarsi per svolgere le indagini volte a individuare la fonte dell’inquinamento: in caso contrario palazzo Tortorini si riserva di chiedere il rimborso delle spese sostenute per questo. Nel frattempo il dipartimento di Prevenzione dell’Usl ha inviato al sindaco una nota in cui sostanzialmente conferma quanto già comunicato in più occasioni: gli sforamenti messi in luce dalle analisi Arpav per le diossine e alcuni idrocarburi policiclici aromatici sono modesti e la chiusura dell’area coinvolta è ritenuto un intervento adeguato. Riguardo al consumo di alimenti provenienti da allevamenti ad uso familiare, «per il solito principio di precauzione si rinnova la disponibilità ad effettuare ulteriori campionamenti qualora lo scrivente venga messo a conoscenza dei luoghi dove essi sono presenti». Questo perché «per una corretta interpretazione dei referti di laboratorio, è necessario fare anche una valutazione dei luoghi dove l’animale ha vissuto». L’Usl ribadisce poi che l’indagine epidemiologica riferita al periodo compreso tra 2000 e 2016 non mette in luce criticità particolari e conclude: «La situazione sarà oggetto di rivalutazione una volta completato il piano di campionamento concordato con questa Amministrazione». Riguardo alla riunione dell’altro giorno in Prefettura, invece, Lunghi precisa: «Usl e Arpav hanno detto che non c’è alcuna emergenza e il Prefetto ne ha preso atto. Da parte mia confermo che andremo avanti con le indagini di approfondimento».

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