L’Usl 16: «Tanti test non validi solo da noi diagnosi corrette»

Le intolleranze alimentari, spesso confuse con le allergie, sono ormai una “moda”. Si stima che in Veneto siano 800 mila gli “ipersensibili immaginari” che imputano a un cibo la ragione dei disturbi più vari.
I test proposti si sono moltiplicati, portando la popolazione ad effettuare esami costosi e spesso inutili. A lanciare l’allarme e fare chiarezza sulla questione è l’Usl 16. «Patologie come il colon irritabile, la sindrome da fatica cronica, gonfiore intestinale, spesso vengono interpretati erroneamente come allergia e, a causa di test non scientifici, si seguono diete incongrue e pericolose nella speranza di superare tali problematiche», dichiarano gli esperti, «Il Vega test, la biorisonanza, il Natrix, il test del capello, non possono ritenersi validi perché danno un alto numero di falsi positivi. Infatti non sono ritenuti validi dalle società scientifiche. Solo una corretta diagnosi permette di adottare regimi dietetici di esclusione limitati alla sostanza in causa, non ricorrendo a diete estreme come quelle che spesso vengono suggerite a seguito di test di medicina alternativa».
L’Usl 16, nelle sedi a Padova di via Scrovegni, via Temanza e all’Ospedale di Piove di Sacco, effettua test riconosciuti.
Nel 2014 quasi 230 mila padovani si sono sottoposti a test allergologici. Il consiglio dell’Usl è tenere un diario alimentare in cui descrivere i disturbi legati a un cibo e la loro ricorrenza.
«Con questo strumento di rilevazione», ricorda il direttore generale Usl 16, Urbano Brazzale, «già il medico di medicina generale sarà in grado di comprendere se si tratta di potenziale reazione allergica o di altro. E capirà se indirizzare il paziente ad uno specialista allergologo che, a seguito di un’anamnesi accurata, sarà in grado di prescrivere gli accertamenti e di suggerire eventuali accorgimenti dietetici». (e.f.)
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