Maestre non laureate, primi licenziamenti

Una nota dell’assessore regionale Donazzan: serve una soluzione. Posto a rischio per 300 docenti con diploma magistrale

Sono diventati esecutivi i primi licenziamenti di insegnanti diplomati magistrali dopo i ricorsi promossi da altri docenti, con esclusione conseguente dalle graduatorie ad esaurimento Gae, per effetto di una sentenza del Consiglio di Stato. Lo rende noto l’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan in una nota diffusa ieri. Sono trecento gli insegnanti che stanno lavorando nelle scuole materne statali ed elementari con il solo diploma magistrale e non con la laurea. Le maestre (sono quasi tutte donne) si stanno mobilitando a Padova e in tutta la Penisola perché, in base al Decreto Scuola emanato il 19 dicembre 2019 e a una sentenza del Consiglio di Stato, rischiano di perdere il posto di lavoro. E questo nonostante molte di loro siano in cattedra da dieci o anche quindici anni e abbiano ottenuto la massima fiducia dei presidi e delle famiglie.

soluzione cercasi

A sollecitare una soluzione alternativa al licenziamento ci ha pensato l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan: «La vicenda dei diplomati magistrali, che io seguo da anni, appare oggi drammaticamente grave e imbarazzante per i governi che si sono succeduti negli ultimi anni» scrive Donazzan in una nota, «la loro esistenza è stata ignorata totalmente, senza risolvere la paradossale situazione di docenti incardinati nel sistema scolastico da anni, quindi capaci d’insegnare, ma licenziati dallo Stato, che non ha previsto di risolvere con una norma questo problema. Purtroppo la Regione Veneto non ha competenza in materia. In tale contesto auspico che tale potere ci sia attribuito con la nuova legge sull’autonomia che, nel Veneto, attendiamo da troppo tempo. E pensare che» osserva l’assessore, «per evitare di mettere fuori dalla porta della scuola così tanti docenti, i governanti attuali potevano introdurre una nuova norma all’interno della Legge finanziaria oppure all’interno del decreto Mille proroghe».

preoccupazione

Ma cosa dicono i diretti interessati? «Sono stato nominato di ruolo in una scuola di Piove di Sacco» spiega Manolo Baio, siciliano di origini ma da anni residente in città ed ex sindacalista della Cgil, «dopo tanti anni d’insegnamento non mi aspettavo di cadere in questa nuova trappola politico-burocratica. Non sarò licenziato subito, ma è come se lo fossi. In base a un’ultima decisione governativa, il mio contratto, che era a tempo indeterminato, sarà trasformato a tempo determinato. Sarò pagato sino alla fine di giugno. I diplomati magistrali dal tanto agognato posto fisso torneranno a essere precari. Ci rimetteremo in gioco per il prossimo anno scolastico, ma non sarà facile tornare a insegnare anche in altre scuole, diverse da quelle dove lavoriamo ora, dal momento che il 50% dei docenti sarà reclutato dalle nuove graduatorie e il restante 50% dal concorso straordinario già programmato. Per il resto bisognerà vedere cosa farà il nuovo ministro dell’Istruzione».

la norma

Nel dibattito interviene anche il Provveditore agli Studi: «I docenti in questione hanno perso i ricorsi e che il Miur si è dovuto adeguare alla sentenza del Consiglio di Stato» rileva Roberto Natale, «ma per me la partita non è chiusa. Il governo in carica ci potrebbe riservare una soluzione». –

Felice Paduano



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