«Mai posto alcun veto sui candidati»
Concorsi truccati per l’insegnamento, il professor Beghin davanti al giudice: «Nessuna raccomandazione né pressione»

PD 28 luglio 2003 G.M...Bò , facciata ..(MILANESI) Facciata del Bò - MILANESI
«Non ho mai posto veti, né ho mai fatto richieste di alcun tipo relative ai candidati e non c’è mai stata alcuna pressione sui commissari». Il professor Mauro Beghin, docente di Diritto Pubblico Internazionale e Comunitario all’Università di Padova, ha parlato per un’ora e mezza davanti al giudice di Firenze chiarendo la sua posizione. Lo ha fatto giovedì scorso in sede di interrogatorio di garanzia, nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che lo vede indagato insieme ad altri 58 accademici di tutt’Italia per i concorsi truccati, o sospettati tali, di abilitazione all’insegnamento del Diritto Tributario.
La posizione di Beghin, così come quella dell’altro accademico veneto coinvolto, l’avvocato Loris Tosi di Venezia, è decisamente defilata rispetto a quella dei professori finiti nell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Firenze. Il padovano è accusato di aver ostacolato un candidato - il concittadino Giovanni Moschetti (figlio dell’avvocato Francesco)- e di averne sostenuto un altro, Marcello Poggioli (che è oggi professore associato al Bo). Per tali contestazioni è scattata l’interdizione dall’insegnamento per il periodo di un anno. Ora il giudice Antonio Pezzuti dovrà decidere se confermare la misura oppure revocarla. E lo farà anche alla luce dell’interrogatorio di giovedì scorso.
Beghin ha scelto di rispondere alle domande del giudice (a differenza di altri indagati che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere); ha inoltre presentato una memoria e una serie di altri documenti ritenuti utili a chiarire la sua posizione. «Il professor Beghin ha voluto rispondere a tutte le domande perché non ha nulla da nascondere», ha sottolineato al riguardo il suo difensore, l’avvocato Michele Tiengo. Che prosegue: «Nella sua attività accademica, il professore ha espresso valutazioni sui curriculum dei candidati, sui loro lavori e sulle loro pubblicazioni. Ma non ha mai esercitato alcuna pressione, non ha mai posto veti, non ha mai fatto richieste di alcun tipo riferite ai vari candidati».
Il giudice Pezzuti, nel corso dell’interrogatorio, ha sollecitato chiarimenti sulle modalità di funzionamento dei concorsi e anche su alcune telefonate nelle quali risultano coinvolte persone diverse da Beghin. Ma sono soltanto due su 10 mila pagine di intercettazioni - precisa il legale - le chiamate in cui compare il nome del professore padovano: «Il professore non viene mai chiamato da nessuno e lui non chiama nessuno», la sottolineatura della difesa.
È attesa ora la decisione del giudice sulla misura interdittiva, sia su Beghin che sul professor Tosi, che è stato interrogato lunedì scorso.
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