Maltratta la moglie: condannato a due anni e a seguire un corso di riabilitazione

La sentenza nei confronti di un 52enne residente nella Bassa padovana. La richiesta di frequenza del corso presentata dall’avvocato Troccolo che ha difeso la vittima, ex amministratrice di un Comune

Cristina Genesin
Il tribunale di Rovigo
Il tribunale di Rovigo

Sentenza di condanna del giudice monocratico di Rovigo nei confronti di S.G., 52enne originario del Monselicense, finito sul banco degli imputati per maltrattamenti in famiglia: due anni di carcere, sia pure con la sospensione condizionale, il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di tremila euro (quanto al resto del risarcimento, sarà il giudice civile a dover quantificare la somma) e infine l’obbligo di frequentare un corso riabilitativo destinato a uomini maltrattanti, ovvero a uomini usano nei loro confronti forme di violenza fisica e psicologica.

Una richiesta, quest’ultima, sulla quale aveva insistito con forza l’avvocato Pierilario Troccolo che si era costituito parte civile per conto della vittima, l’ex moglie 45enne, una professionista che ha lavorato e lavora come consulente anche per molti tribunale e, all’epoca dei fatti, aveva una carica di amministratore pubblico in un Comune padovano. Carica dalla quale, in seguito alla vicenda privata finita in tribunale, aveva scelto di dimettersi.

Una vita d’inferno quella vissuta dalla donna che si era sposata con D.G. Nel 2012 per amore. Fin da subito erano emersi dei problemi tra i due, anche per alcune bugie raccontate dall’uomo alla consorte riguardo sue presunte difficoltà economiche (inesistenti) e l’ex compagna morta (secondo il racconto di lui) che, al contrario, era viva e vegeta. Qualche anno dopo le nozze un grave incidente automobilistico aveva reso il marito disabile. È l’inizio dell’inferno anche per la moglie che, per oltre un anno, aveva assistito il coniuge con dedizione.

Eppure «mio marito da allora ha cominciato a sviluppare una mania morbosa nei miei confronti» aveva raccontato al momento della denuncia e in tribunale, «Cercava di controllarmi e avermi vicina tanto da convincermi a dargli le password relative alla mia mail, alla pec e ad alcune applicazioni del cellulare come I-Cloud e Trova amici. Così me lo trovavo intorno in qualunque posto andassi... all’inizio non ci ho dato peso, poi avevo la sensazione di essere pedinata».

Già a fine 2019 iniziano le violenze per i motivi più futili: spintoni contro i mobili, lancio di oggetti, offese e accuse di non lavorare abbastanza per guadagnare a sufficienza. Dal 2020 le violenze fisiche aumentano, rendendo la vita domestica insopportabile al punto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Un giorno nel parcheggio dell’Ikea l’uomo arriva a minacciare la moglie in fase di separazione: «Hai paura...? Cosa pensi che faccia? Che venga sotto casa tua con una pistola? Sai che lo posso fare ma non lo faccio...». 

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