Mammografie in 3D per prevenire i tumori

Diagnosi meno fastidiose e più precise con la nuova apparecchiatura in dotazione alla Radiologia Scrovegni

CADONEGHE. Mammografie in 3D, meno fastidiose, più precise, a minor impatto di radiazioni: arriva per la prima volta in una struttura sanitaria privata in Veneto la tomosintesi della mammella-mammografia 3D con il software C-View Selenia Dimensions. A dotarsene è la Radiologia Scrovegni del Gruppo veneto diagnostica e riabilitazione di Cadoneghe. Un'apparecchiatura dal costo di 200 mila euro circa, in grado di essere maggiormente efficace nella diagnosi dei carcinomi alla mammella, in quanto, a differenza di una mammografia tradizionale, evita la sovrapposizione delle strutture, riducendo quindi il rischio di falsi positivi. «Un investimento importante per la salute delle seimila donne che scelgono di recarsi nella nostra struttura ogni anno» spiega il presidente Gvdr, il dottor Giuseppe Caraccio, «che garantisce un minor fastidio che l'esame ad alcune donne può causare e una riduzione della quantità di radiazioni grazie al software C-View; ma con una precisione e definizione nell'esame diagnostico maggiori rispetto alla mammografia tradizionale».

La tomosintesi è in grado di esaminare la mammella in tutto il suo spessore, millimetro per millimetro, fornendo un'immagine tridimensionale, riconoscendo dal 27 al 40% in più di neoplasie non visibili con la mammografia 2D e di definire meglio le eventuali alterazioni presenti. Conoscendo poi le esatte coordinate della lesione, una eventuale biopsia risulta meno invasiva. «Un importante passo in avanti nella diagnosi delle neoplasie della mammella, per il quale le possibilità terapeutiche sono aumentate: riconoscere prima la lesione significa poterla curare», prosegue il dottor Caraccio. Il tumore della mammella è in Italia il più frequente nella donna e rappresenta il 29 per cento di tutti i tumori femminili: assieme al tumore del colon-retto, è la forma più frequente nell'intera popolazione. Nel 2014 è stato diagnosticato a 48.200 donne e a circa 1000 uomini (150 casi ogni 100 mila). Il rischio di ammalarsi aumenta con l'età: del 2,3% fino a 49 anni, 3,4% tra i 50 e i 69 anni, del 4,5% tra i 70 e gli 84 anni. Nelle donne più giovani il tumore tende a essere più aggressivo. «La sopravvivenza è comunque molto alta», illustra il radiologo Francesco Peruzzi, responsabile della Diagnostica per Immagini «ed è superiore all'85% per cento, grazie alla diagnosi precoce e ai progressi della terapia. Gli studi americani più recenti consigliano, dopo i 40 anni, di sottoporsi annualmente agli esami di screening». (cri.s.)

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