Manifesto degli intellettuali contro Bitonci: «Non è il sindaco di tutti. Padova è aperta»

Crepet, Toscani, Curi, Berti, Palombarini e altri nove tra docenti e professionisti firmano un manifesto per “Padova senza razzismo e discriminazione religiosa”
ZANETTI - PRIMO CONSIGLIO COMUNALE.
ZANETTI - PRIMO CONSIGLIO COMUNALE.

PADOVA. Un manifesto “per Padova senza razzismo e discriminazione religiosa”, un j’accuse deciso, un affondo contro la politica del nuovo sindaco Massimo Bitonci, già primo cittadino di Cittadella, da parte di un gruppo di persone che nella nostra città hanno le radici e che, in essa, hanno posto l’avvio del loro percorso professionale.

Le firme sono quelle di Paolo Crepet e Oliviero Toscani (che già hanno detto come la pensano), Sebastiano Bagnara, Caterina Virdis, Paolo Berti, Caterina Griffante, Umberto Curi, Giovanni Palombarini, Ivano Paccagnella, Gabriella Imperatori, Giuseppe Mosconi, Martina Meneghello, Ugo Funghi e Renato Rizzo. Quattordici nomi che esprimono diverse sensibilità etico-civili in campi differenti. Bitonci non ha smentito il suo precedente percorso politico e ne ha riproposto i principi ispiratori già nei primi atti di governo comunale. È significativa, sostengono i sottoscrittori, la minaccia di revoca alla concessione della palestra della scuola Giotto (tra l’altro in un periodo in cui non viene utilizzata) destinata ai giorni di preghiera del Ramadan di una comunità marocchina. Lo è altrettanto l’annuncio dell’obbligo di affissione del crocifisso in tutti gli uffici pubblici, scuole comprese.

«Ciò va contro il diritto all’esercizio della libertà religiosa» recita il manifesto «sancito dalla Costituzione alla quale lo stesso Bitonci ha giurato fedeltà al momento dell’insediamento quale primo cittadino; ciò è in rotta di collisione con il principio dell’assoluta laicità dello Stato, secondo quanto fissato dai rinnovati Patti Lateranensi del 1984, per cui quella cattolica non è più religione di Stato». Ma come fa Bitonci, è la domanda, a dichiarare di voler essere il “sindaco di tutti” quando il suo sistema di rapporti umani, sociali e istituzionali «è basato sul disprezzo del “diverso”, sull’egoismo come valore fondante della vita, in nettissima contrapposizione con le esigenze ormai ineludibili del mondo globalizzato?».

E questo accade proprio quando «recenti interventi del Vaticano non solo vanno nella direzione di una serena convivenza delle diverse fedi, ma lasciano intravvedere la valorizzazione della coincidenza di molti aspetti delle grandi religioni monoteiste», il cristianesimo, l’islam, l’ebraismo. «Infine, l’atteggiamento antistorico e la sostanziale incultura che sta caratterizzando l’avvio di questa prima fase dell’amministrazione comunale suona come irrisione nei confronti di una radicata tradizione cittadina che, all’insegna dell’universa universis patavina libertas ha saputo esprimere valori, personalità e iniziative in vari ambiti scientifici e artistici, senza delimitazioni di campo dal punto di vista delle etnie e delle confessioni religiose». Una grande università cosmopolita, un crogiolo di saperi con il denominatore comune della laicità e della libertà di pensiero, apprezzata anche da Galileo Galilei che qui trascorse gli anni più belli della sua vita. E poi, se ci si guarda indietro, viene da chiedersi dove sia finita quella “Padova città materna” lieta e serena, accarezzata da Diego Valeri con la mano leggera della poesia.

Altri tempi e altri uomini «ma qui viene travolto e travisato anche il significato di un monumento come il Pedrocchi, nato in città come tempio dell’accoglienza». Il manifesto è aperto (per sottoscriverlo: manifestoperpadova@gmail.com) si chiede l’adesione di chi ne condivida lo spirito e voglia promuovere iniziative idonee a contrastare l’immagine «di una città negatrice dell’accoglienza, della laicità della cosa pubblica e dell’apertura all’universalità della cultura».

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