Marco, la laurea in architettura e il sogno di Londra: l'ultima telefonata

SAN STINO DI LIVENZA. «Papà, qui adesso c’è tanto fumo». È stata questa l’ultima, disperata, frase dell’architetto Marco Gottardi prima che di lui si perdessero le tracce. L’ha pronunciata ieri mattina, al telefono col padre Giannino, durante il drammatico racconto di quanto stava accadendo alla Grenfell Tower. Poi la linea si è interrotta.
Marco era partito solo 3 mesi fa per Londra, trovando subito una casa con la fidanzata, al 23° piano, il penultimo, del grattacielo distrutto dal fuoco. Il giovane, laureatosi a pieni voti, aveva ottenuto anche un lavoro, quello che non era riuscito a trovare in Italia. Marco aveva completato il suo percorso di studi allo Iuav di Venezia nel 2016, assieme alla compagna; si era diplomato come geometra all’Itc Scarpa, a San Donà di Piave. Marco era cresciuto in via Masut 2, a San Stino. Appassionato di calcio, è un tifoso della Juventus e ha giocato a calcio militando in varie squadre giovanili del San Stino.

Sono state due le telefonate tra Marco, figlio unico di Daniela Burigotto e di Giannino. «Stavamo dormendo, abbiamo sentito squillare il telefono poco dopo le 3», il drammatico racconto dell’uomo, «Era la mamma di Gloria, ci informava dell’incendio». Giannino conosce bene quell’appartamento, era andato a trovare il figlio e la compagna appena un mese fa.
Dopo la chiamata da Camposampiero, Gottardi ha chiamato al cellulare suo figlio. Si sono sentiti due volte, la prima alle 3.45, la seconda alle 4. 07. «Nella prima chiamata Marco ci diceva di stare tranquilli, che era tutto sotto controllo, che insomma non dovevamo preoccuparci. Ha cercato di minimizzare quanto stava accadendo, probabilmente per non spaventarci. Però nella seconda chiamata, e questo non riesco a togliermelo dalla testa, mi diceva che c’era del fumo; che stava salendo tanto fumo». Poi le comunicazioni si sono interrotte, Marco e Gloria hanno probabilmente cercato una via di salvezza.
Per il momento Giannino Gottardi resterà a San Stino, ma non è esclusa una partenza per Londra nelle prossime ore. Chi è già partito è invece il fratello di Gloria, ieri mattina. Giannino racconta dell’amore del figlio per quella ragazza: «Si sono conosciuti frequentando l’Università a Venezia, dove si sono laureati nel 2016. Poi sono arrivati a Londra e visto che affrontavano la nuova vita in Inghilterra hanno deciso di andare a convivere. Hanno perfezionato il loro inglese e hanno trovato subito lavoro in uno studio di architettura». Le speranze di ritrovare Marco sono al lumicino, ma ci sono: «Non so più cosa pensare», dice l’uomo, distrutto.
Il tam tam mediatico sulle ricerche di Marco Gottardi e di Gloria Trevisan era cominciato già in tarda mattinata. C’era stato prima il disperato appello di una cugina di Marco, la signora Pamela Pizziolo, anche lei residente per qualche tempo in Inghilterra. Pamela ha cercato inutilmente notizie di Marco e Gloria tra gli ospedali cittadini.
Ha quindi scritto un appello di ricerca e lo ha pubblicato sul proprio profilo Facebook, subito rilanciato in un profilo creato appositamente per la ricerca dei dispersi del grattacielo. Le condivisioni sono state diverse migliaia, ma attorno alle 18 di ieri, quando a San Stino stavano arrivando le prime informazioni sulla vicenda e le prime conferme, è giunta la doccia fredda della c Farnesina, secondo cui non risultano italiani ricoverati nelle strutture ospedaliere a seguito del tragico evento.
L’informazione è stata comunicata al padre di Marco alle 19. 30. «Noi non perdiamo le speranze finché non siamo sicuri al 100%», spiega Pamela, «I ragazzi risultano dispersi, non morti. Continuiamo a sperare». Sempre a quell’ora è stato diffuso il racconto di un agente immobiliare secondo cui avrebbe affittato appartamenti a due famiglie di italiani con figli; dopo pochi minuti è arrivata la certezza che gli unici italiani dispersi erano loro, Marco e Gloria. Inseparabili, sempre.
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