Mare e terra di Virginio Bruni Tedeschi

Alla Fondazione Cini il suo «Mondo Uno»
Due delle fotografie di Virginio Bruni Tedeschi. Il suo archivio ne comprende circa tremila
Due delle fotografie di Virginio Bruni Tedeschi. Il suo archivio ne comprende circa tremila
Da lontano parrebbe un arcobaleno di sabbia, formato da semicerchi irregolari di granelli, ma poi, non appena ci si avvicina, ci si accorge di essere di fronte al particolare di un angolo di mare mosso dal vento. E' questa l'immagine nella quale Isabelle Bezin rivede il compagno Virginio Bruni Tedeschi, scomparso prematuramente per Aids nel 2006. E' lei che ha curato la disposizione di "Mondo Uno", la mostra di fotografie scattate da Virginio, allestita in un'antica cappella seicentesca della Fondazione Cini, proprio di fronte al labirinto Borges. Il titolo dell'esposizione allude a una riflessione su come il mondo non sia solo uno, ma una serie di possibilità sempre aperte e riprende il nome dato a Virginio a una prima personale classificazione di tutto il materiale.  Le immagini, in bianco e nero, sono inscindibili l'una dall'altra e scelte da un archivio composto da più di tremila fotografie, appartenenti ora alla Fondazione Bruni Tedeschi. Il ricavato di chi le acquisterà andrà devoluto in beneficenza alle associazioni che si occupano di Aids.  Anche la madre Marisa Borini pensa al mare quando parla del figlio e della passione di viaggiare e di navigare che lo ha sempre contraddistinto: «Quando si ritrovava in mare aperto, senza la luce della luna e delle stelle, ma solo con quella della bussola, diceva che era un momento di estasi».  Lui, con la sua barca, la Paris-Texas, regalata dalla famiglia oggi al suo migliore amico, aveva più volte attraversato l'Oceano Atlantico in solitaria, per andare verso l'America del Sud che, oltre all'Italia, considerava uno dei luoghi più belli del mondo.  A sentire i ricordi delle due donne Virginio era un uomo che amava la natura, lontano da qualsiasi forma di mondanità e possesso, pudico e sempre alla scoperta del mondo che esplorava da solo. Le sue immagini raccontano emozioni intime, arricchite da alcuni pensieri che lui trascriveva nei suoi taccuini o in qualche foglio che usava tenere nelle tasche. Frasi brevissime, didascaliche, ma incisive, scelte affinché riescano a trasmettere la forza e il coraggio che Virginio ha sempre dimostrato durante una malattia durata molti anni: «Lui era presente - ricorda Isabelle - nel qui e ora, pensava all'adesso e c'era completamente con una forza e una dignità esemplari».  Una mostra in una città a lui cara, dove trascorse due mesi d'inverno con la compagna, prima di mancare. Venezia gli piaceva perché gli ricordava suo padre, il compositore Alberto Bruni Tedeschi, i cui spartiti sono stati donati dalla signora Borini alla Fondazione Cini. «L'ultima volta che abitammo qui - prosegue - andammo al Teatro La Fenice e capitammo proprio quando i dipendenti e gli affezionati, per protesta ai tagli alla cultura, suonavano e trovammo le porte spalancate con la musica che usciva all'esterno!». La Fenice è anche un luogo caro alla madre che a Venezia viene da sempre, da quando con il marito ogni anno trascorrevano almeno un mese a seguire un Festival di Musica, e poi per la Mostra del Cinema, proprio come in questi giorni, dato che la famiglia è qui anche per la presentazione del film in concorso Un été brûlant di Philippe Garrel, padre del compagno di Valeria, Luis. «Carla, Valeria e Virginio erano molto legati tra loro. Valeria farà il terzo film da regista sull'ultimo anno di vita di suo fratello».  Jeans e maglietta, riservata ma sorridente, madame Borini, fumando una sigaretta seduta ai bordi del labirinto, si illumina quando parla di musica. Ogni anno, infatti, è lei a finanziare le borse di studio per la Fondazione Cini. La pianista racconta di come, soltanto poco tempo fa, abbia riaperto il pianoforte dopo aver smesso di suonare per 14 anni. «Non avevo più voglia, non mi veniva. Adesso suono con una passione che prima non avevo e un po' mi dà fastidio! - afferma divertita - Una volta mi piacevano i romantici, ora invece ascolto Mozart e Schubert». Si sente molta dolcezza nei ricordi delle due donne, così come nelle parole della sorella Carla, che ricorda il fratello attraverso la canzone Salut Marin, nel cui ritornello tornano le immagini del vento e del mare: «Salut Marin, bon vent à toi, tu as fait ta malle, tu as mis les voiles...».

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