Marta da Noventa Padovana all’Etiopia col Cuamm: «Ogni giorno qui è un nuovo inizio»
Partita a luglio con il servizio civile universale, lavora nei villaggi. “Medici con l’Africa” cerca altri 15 giovani
Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone e Tanzania. Sono le destinazioni dove Medici con l’Africa Cuamm ha aperto dieci posizioni a giovani tra i 18 e i 28 anni interessati a svolgere servizio civile universale.
Altre cinque sono invece disponibili nella sede padovana della Ong, la principale in Italia impegnata a promuovere e tutelare la salute delle popolazioni africane. Come spiegato dal referente Matteo Capuzzo, il 30 gennaio in un open day virtuale, servono ostetriche, infermieri, amministratori, addetti alla comunicazione e profili gestionali.
Il bando scade il 18 febbraio e l’opportunità, detto da chi la sta vivendo è assolutamente straordinaria, «quasi da non tornare più indietro».
Da luglio scorso Marta Marangoni è con Cuamm assistente di progetto ad Addis Abeba, in Etiopia. Ci racconta al telefono la sua esperienza: in ogni frase risuonano i soli venticinque anni d’età, un entusiasmo che squarcia il velo dei chilometri di distanza dalla sua Noventa Padovana. La fame di mondo.
Giovani e servizio civile
«Il servizio civile è troppo poco noto. Invece è un modo eccezionale per uscire dalla propria zona di comfort e mettersi in gioco anche all’estero» chiarisce, «di cimentarsi con un lavoretto guidati da una grande organizzazione».
Formata in relazioni e cooperazione internazionale, Marta ha vissuto in pochi anni un concentrato di esperienze. Accademiche e di volontariato sul campo, nutrite da un forte, fortissimo interesse per il fenomeno migratorio in tutte le sue spigolature.
«Ho collaborato in un centro di accoglienza per migranti con Orizzonti cooperativa all’Arcella», dice, «Tramite il centro Astalli, ho convissuto a Trento con 14 richiedenti asilo assieme ad altri cinque studenti universitari. Ho svolto sei mesi di servizio civile in Marocco, a contatto con migranti subsahariani».
Destinazione Etiopia
«Mi interessava partire, entrare nel vivo della complessità che studiavo sui libri, capirci di più». Un bando del Ministero per le politiche giovanili è stato l’assist perfetto.
«Cuamm era tra le organizzazioni pronte ad accogliere giovani per il servizio civile universale» ricorda la 25enne.
Passate le selezioni, a luglio è decollata con destinazione Etiopia. Da sette mesi vive ad Addis Abeba, sede dell’ufficio di coordinamento Cuamm. Una sorta di quartier generale di supporto e gestione a tutte le attività realizzate nel Paese.
«In particolare», racconta, «nella regione South Omo seguo tre progetti finanziati dall’8xmille alla Chiesa cattolica, dalle Nazioni unite e dall’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo».
Si tratta soprattutto di riabilitare centri di salute esistenti, di formare staff sanitario e arrivare nelle zone non coperte da presidi sanitari con cliniche mobili, «quindi in campi sfollati o villaggi isolati a causa di frane o allagamenti, segnalati nella mappa che di queste aree sensibili Cuamm ha disegnato».
Ambientarsi
La capitale è vivace ma la microcriminalità è un fatto.
«In alcuni quartieri è proprio sconsigliato andare, e per ora sono l’unica del gruppo di lavoro a cui non è stato rubato il cellulare» confessa scherzando. «Ho cercato di uscire dalla bolla degli italiani, in molti qui con diverse Ong, e stretto amicizia con ragazzi turchi e libanesi. Amo scattare foto e così ho conosciuto persone del luogo, belle e orgogliosissime di essere etiopi “e non africane”, come non perdono occasione di ripetere. Sono ovunque la musica popolare, ballata con un movimento che è tutto di spalle, e il caffè: un rito che tra tostatura e macinatura dei chicchi porta via un’ora».
Marta mastica la lingua del posto, l’amarico: «essenziale perché pochi parlano inglese». Dall’Italia guarda Propaganda live, mangia il “shiro”, una sorta di crema di ceci e pomodoro, e la “injera”, da condividere a tavola, con carne e verdure.
«La cosa che più mi piace di qui è il non abituarmici mai» rivela senza remore, «Ogni giorno è come se stessi ricominciando daccapo, costantemente stimolata a imparare, aiutare. Respiro una dinamicità di relazioni che mi porterò sempre dietro». —
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