La tomba di un bambino sepolto 8 mila anni fa nell’area archeologica di Maserà

Nel cantiere di via Zane a Maserà, gli archeologi scoprono una tomba risalente a quasi 8000 anni fa, riportando indietro la datazione dei primi insediamenti neolitici nel Padovano

Nicola Stievano
Il ritrovamento della tomba
Il ritrovamento della tomba

 

La scoperta della tomba di un bambino sepolto quasi ottomila anni fa riporta indietro di alcuni secoli il periodo dei primi insediamenti del Neolitico nel territorio padovano.

La sepoltura è venuta alla luce nella piccola area archeologica in via Zane, nel cantiere del nuovo polo sociosanitario. Insieme alle tracce di un villaggio, uno dei pochi insediamenti stabili documentati nella zona, sono stati trovati i resti di una tomba che gli archeologi hanno attributo a un bambino di appena un anno.

Il ritrovamento 

L’aspetto più singolare di questo ritrovamento sta nella datazione al radiocarbonio dei reperti: la sepoltura, semplice e senza corredo funerario, con pochi resti, risale a un periodo che va da 7600 a 7900 anni fa. Oltre mezzo millennio più indietro di quanto si pensasse in occasione dei primi ritrovamenti, un dettaglio che rende ancora più singolare e interessante l’area di Maserà.

«In Veneto gli insediamenti così antichi sono pochissimi, quasi tutti posizionati in prossimità di colli o alture» sottolinea Ennio Chiaretto, appassionato di storia locale e componente del centro di documentazione storica locale “Casalserugo e dintorni” che ha seguito da vicino gli scavi di Maserà.

«Già la scoperta delle tracce di un insediamento stabile aveva la sua importanza, ma ora questo ulteriore tassello pone l’area di Maserà fra i siti più antichi e interessanti. Su questo abbiamo interpellato la Soprintendenza archeologica che ha confermato la singolarità del ritrovamento.

Il team che ha trovato Noes 

La responsabile Elena Pettenò ha riferito che si tratta di un’evidenza molto rara per le fasi più antiche del neolitico in area padana. Dagli scavi di Maserà» continua Chiaretto, «oltre a molti reperti di selci lavorate, con pietre di provenienza non locale, segno di scambi e commerci con popolazioni anche lontane, è emerso qualcosa di ancora più straordinario per quell’epoca. Abbiamo deciso di chiamare “Neos” il bambino protagonista di questo ritrovamento: è il primo abitante “certificato” di Maserà e forse di una buona fetta del Veneto.

Dunque, insieme all’antichità del luogo, del suo posizionamento in aperta pianura e del ritrovamento di Neos, abbiamo le evidenze di un caso che secondo noi, ma anche secondo la Soprintendenza, va studiato e approfondito».

I primi reperti di Maserà sono stati portati alla luce un paio di anni fa con l’inizio dei lavori nel cantiere di via Zane: gli archeologi avevano trovato tracce di un insediamento stabile, i fori dei pali delle abitazioni e diversi reperti.

«Gli studiosi fanno risalire il Neolitico a circa ottomila anni fa» aggiunge Chiaretto, «con l’arrivo di un gruppo di agricoltori e allevatori lungo la costa adriatica. In Veneto i siti più antichi sono concentrati fra i Colli Euganei, i Berici e i Monti Lessini.

Attendiamo che gli studi facciano il loro corso e ci aspettiamo che il sito di Maserà venga adeguatamente valorizzato». 

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