Matrimoni cinesi, è Padova la capitale

Cerimonie sfarzose e catering italiani, Prato della Valle e parco Iris per le foto di rito. Ma in città, a gestire il “giorno più bello” sono solamente le agenzie straniere

PADOVA. Siamo la capitale dei matrimoni cinesi, qui vengono un po’ da tutta Italia, qui spendono e spandono, ma non ce ne siamo accorti. A fronte di 8 unioni di cinesi residenti in città registrate in Comune l’anno scorso (e 4 nel 2014) i matrimoni tra cinesi celebrati e festeggiati in città sono tra i 50 e i 100 ogni anno e sono gestiti esclusivamente da professionisti connazionali.

Occasione persa. Malgrado siano coinvolte ville venete; malgrado i catering scelti siano in maggioranza ditte padovane; malgrado, sopratutto, il lusso la faccia da padrona, in barba al pregiudizio che Cina sia sempre sinonimo di low cost, il business dei matrimoni coinvolge poco o nulla gli operatori padovani. Un’occasione persa perché non c’è risparmio per il “giorno più bello” perché: un assioma dell’Impero celeste: «Dovere di avere famiglia e successo nel lavoro. Ma prima la famiglia».

Sposi giovanissimi. In media lei 22 anni, lui massimo 25. E basta fare un confronto tra prezzi per farsi un’idea: una coppia di giovani sposi italiana con 30-50 invitati e cena in ristorante riesce a cavarsela, nella logica del risparmio, con 5-7 mila euro; se gli sposi sono cinesi, pur in economy, gli ospiti lievitano tra i 50 e i 70 e la spesa minima si aggira tra i 10-13 mila euro.

Dal 2012 a intercettare questo business ci hanno pensato studenti o neo laureati cinesi residenti a Padova. La base operativa è in via Foscolo, dove nell’arco degli ultimi due anni hanno aperto tre attività che si occupano a tutto campo di matrimoni: organizzazione, foto, atelier, trucco. «Siamo tutti giovani, meno di 30 anni, due organizzatori di matrimoni e tre design, più io che sono laureata in statistica», racconta Emma, volto dell’agenzia “80&90”. «Siamo tutti laureati e tutti abbiamo studiato almeno un periodo in Italia».

Viva la tradizione. I cinesi sono molto tradizionalisti quando si tratta di organizzare eventi importanti della vita: nel calendario cinese è scritto il giorno per sposarsi, quello per concepire un figlio, per cercare lavoro e così via. Parola d’ordine personalizzare. «Suggeriamo le location - rivela Emma - È proprio per i luoghi incantevoli del Veneto e di Padova che tanti scelgono queste zone. Solo il 20-25% sono cinesi padovani o dell’hinterland. Il resto da regioni vicine, ma anche dal Lazio».

I prezzi. La spesa media supera i 20 mila euro e non è difficile arrivare a 50 mila. «Un centinaio di invitati in realtà è davvero il minimo», riferisce Emma, «per i cinesi è molto facile raggiungere i 700 - 1.000 invitati e, di conseguenza, è altrettanto facile lievitare la spesa per i preparativi».

I ristoranti di riferimento sono Grande Shangai a Pontevigodarzere, quando gli invitati non superano i 100 coperti. Dai 100 in su (e non oltre i 300) è stato aperto quasi ad hoc “88 ristorante” in via Uruguay, in zona industriale. Il matrimonio come fatto burocratico è l’ultimo dei pensieri: si va in Comune, ci si registra come marito e moglie e fine della storia. Neanche un brindisi o un tramezzino in piazza.

Cerimonia all’americana. Il matrimonio vero e proprio comincia dopo: si tratta di una seconda cerimonia, all’americana, ad uso e consumo degli sposi e delle famiglie.

«È come un palcoscenico - racconta Emma - a celebrare sarà una persona rilevante nella comunità d’appartenenza, ad esempio un nonno o il datore di lavoro. Lo svolgimento è tutto occidentale: abito bianco, gazebo o arco di fiori per l’altare e, naturalmente, scambio di fedi. Può seguire o meno un rinfresco. Quindi fase numero due: ristorante o villa, cena o catering e abito rosso come impone la tradizione. Inoltre bisogna sempre tenere a mente che in Cina il matrimonio non rappresenta solo l’unità di due persone, ma di due famiglie: avviene il cambio dei nomi e i suoceri diventano papà e mamma. Ai genitori degli sposi tocca un discorso sul palco. Di recente le spose scelgono a questo punto di fare un terzo cambio d’abito che spesso torna ad essere bianco». Bisogna tener presente che ad ogni cambio look segue un rigoroso cambio della pettinatura e dunque l’acconciatore deve seguire la sposa per tutto il giorno. Lo sa bene Lu, 28 anni, residente in città e Chen, 27 anni, il fotografo studente universitario. Hanno aperto nel 2015 lo studio fotografico Time: «Gli sposi ancora fidanzati indossano gli abiti a un mese dal grande giorno per scattare le foto che poi saranno viste durante la festa - rivela Lu - Per il book si scelgono luoghi speciali: Venezia, Sirmione e poi, con le rispettive famiglie, Stra, Prato della Valle, il parco Iris».

Niente italiani. Qualche italiana ha fatto capolino alla ricerca de vestito low cost: «In 4-5 sono venute, hanno visto e provato, ma nessuna ha mai acquistato».

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