Matura con 86, ricorre al Tar: vince e si fa annullare il voto
PADOVA. Il voto di maturità di una studentessa padovana è finito nelle aule di giustizia. La ragazza ha affrontato l'esame di Stato la scorsa estate al liceo di scienze umane “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta” di Padova e, dopo tanto faticare, non ha mandato giù la valutazione che le è stata attribuita.
La maturanda non si è data per vinta e ha fatto causa ai professori. Il Tribunale amministrativo del Veneto le ha dato ragione: ottantasei centesimi è un voto troppo basso per la sua performance scolastica.
La protagonista della vicenda è Marta Morellato che, davanti al giudice, ha dato prova di essere una studentessa modello grazie alla difesa degli avvocati Edoardo Furlan e Nicola De Zan.
Nella sentenza, infatti, la ragazza sostiene di «aver dimostrato una spiccata predisposizione per l’apprendimento ed una costante dedizione per lo studio, riportando risultati sempre lusinghieri in tutte le materie – si legge – Di aver aderito ad un programma di scambio internazionale, che l’ha portata a trascorrere un semestre in una high school degli Stati Uniti e di avere sostenuto, al riguardo, un forte impegno, anche per la necessità di tenersi aggiornata sul programma che i suoi compagni di corso stavano svolgendo nel frattempo in Italia, nonché di avere dovuto affrontare talune difficoltà di ripresa del percorso formativo».
L’accusa si basa in particolare sulla scorretta valutazione della prima prova scritta. Secondo i legali, la commissione d’esame non avrebbe attribuito nessun peso al criterio delle “attitudini allo sviluppo critico” per il saggio breve e avrebbe fornito una motivazione solo apparente delle proprie valutazioni. Inoltre vengono denunciati errori nell’attribuzione di crediti formativi.
Così il Tar ha accolto il ricorso della giovane, annullando di fatto il voto dell'esame di maturità. Ora Marta Morellato attende che il giudizio venga riformulato, sperando di arrivare almeno a 88, voto che le consentirebbe di iscriversi al corso di Political Science and International Relations dell’università di Birmingham. La sentenza è stata pronunciata il 23 novembre scorso.
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