Medici nella bufera, un’indagata nel reparto di Endocrinologia

È Carla Scaroni, sorella del manager dell’Eni. I carabinieri del Nas hanno perquisito lo studio e l’abitazione in via Cavallotti

PADOVA. Soldi, viaggi all'estero e oggetti di valore come ad esempio il nuovissimo iPad: tutto in cambio dell’incremento delle vendite di alcune tipologie di farmaci. Medici pediatri pronti a prescrivere sovradosaggi di ormoni ai bambini che avevano in cura, pur di percepire denaro e regali dalle case farmaceutiche. Sono 67 i medici indagati nell’ambito dell’indagine condotta dai carabinieri del Nas di Bologna e coordinata dalla procura di Busto Arsizio. L’inchiesta ha coinvolto anche 12 dirigenti e informatori scientifici della Sandoz, casa farmaceutica specializzata nella produzione di farmaci ormonali con una sede anche a Marcon (Venezia).

Si indaga a Padova

Tra gli indagati figura Carla Scaroni, 59 anni, residente a Padova in via Cavallotti 22, medico in servizio all’unità operativa di Endocrinologia dell’Azienda ospedaliera, responsabile (attualmente sospesa per motivi di ordine puramente amministrativo) dell’ambulatorio di endocrinologia del centro medico polispecialistico Vulcano di Dolo, sorella di Paolo Scaroni amministratore delegato dell’Eni e moglie di Tullio Pozzan direttore scientifico del Vimm (Istituto veneto di Medicina molecolare).

Le perquisizioni

I militari del Nas si sono presentati nella sua abitazione di via Cavalotti alle 6 di ieri mattina con un mandato per la perquisizione. Qualche ora dopo si sono spostati anche nel suo ufficio all’interno del reparto di Endocrinologia, dove hanno acquisito la documentazione necessaria allo sviluppo degli accertamenti. Non è ancora chiaro in che modo e a che titolo la dottoressa Scaroni, stimato medico dell’Azienda ospedaliera, sia rimasta invischiata in questa indagine. Il materiale prelevato dai militari servirà a chiarire il suo eventuale coinvolgimento.

L’inchiesta

Nel corso delle indagini è stata scoperta l'esistenza di una rete formata da dodici informatori scientifici e dirigenti della casa farmaceutica Sandoz incaricata di prendere accordi con i camici bianchi. Secondo quanto rilevato gli informatori avrebbero sollecitato i medici indagati ad aumentare le prescrizioni di alcuni farmaci con l'inserimento in terapia di nuovi pazienti. «In alcune circostanze i medici, incontrati direttamente da alti dirigenti dell’industria farmaceutica, non esitavano ad aumentare le somme pretese» sottolineano gli investigatori. Per giustificare lo scambio di denaro gli informatori scientifici producevano poi false documentazioni che attestavano le somme per attività di consulenza o di studio, di contributi a congressi o seminari e viaggi per partecipare a meeting internazionali. Tra gli indagati infatti c'è anche il titolare di una agenzia di viaggi. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall'associazione a delinquere, alla corruzione, all'istigazione alla corruzione, alla truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, dal falso al comparaggio.

Le reazioni

La reazione delle associazioni alla vicenda è stata molto dura. Il Codacons ha chiesto «provvedimenti durissimi nei confronti dei medici colpevoli, i quali devono essere radiati a vita dall’albo, ma anche nei confronti dell’azienda farmaceutica Sandoz i cui farmaci, qualora sia accertata l’avvenuta corruzione dei medici, devono essere cancellati dalla Fascia A». Anche il Tribunale per i diritti del malato ha puntato il dito contro una vicenda «doppiamente deplorevole». Il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Amedeo Bianco, si è invece augurato «che l’accusa sia infondata». L’azienda si è dichiarata completamente estranea alla vicenda.

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