Megastore cinese all’ex Upim in piazza Garibaldi

Orientali alla conquista del centro storico. Il negozio aprirà tra un paio di settimane di fronte a Louis Vuitton. Il titolare: «Metà del personale sarà italiano, pronti ad assumere commesse disoccupate»
TOME' - NEGOZIO CINESE IN STAZIONE
TOME' - NEGOZIO CINESE IN STAZIONE

PADOVA. Le voci che circolavano in centro da un paio settimane, sono diventate realtà. Gli spazi al piano terra del palazzo dei Noli, in piazza Garibaldi, dove c’era Upim (Gruppo Coin-Oviesse), sono stati presi in affitto da un gruppo di imprenditori cinesi, originari dello Zhe Jang, che attualmente abitano a Genova.

I cinesi hanno lanciato una vera e propria offensiva al commercio nostrano. Il rappresentante legale della società, che ha già sottoscritto il contratto d’affitto con la proprietà, la P&T Gestioni Srl, si chiama Mao Daoui. In Italia, ha aperto anche altre attività commerciali. Gli imprenditori cinesi hanno già annunciato che negli spazi dell’ex Upim faranno un grande negozio di abbigliamento e di accessori per donna, uomo e bambino. Secondo il programma, ancora da definire nei dettagli, il megastore (600 metri quadri su due piani, con uffici al piano ammezzato sopra galleria Garibaldi), che dovrebbe aprire nel giro di un paio di settimane, lavorerà sette giorni su sette, dalle 9 alle 20, con orario continuato. «Tra commesse e cassiere i dipendenti, in tutto, saranno dieci» spiega uno dei nuovi commercianti «metà personale sarà italiano e l’altra metà cinese. Siamo disponibili a prendere in considerazione richieste di lavoro da parte di commesse padovane disoccupate. D’altronde, in questo punto vendita, indubbiamente strategico dal punto di vista commerciale, porteremo solo merce di qualità». Dall’altra parte della piazza, le vetrine di Louis Vuitton, proprio all’inizio della strada del lusso per eccellenza, via San Fermo.

TOME' - NEGOZI CINESI. UPIM CHIUSA
TOME' - NEGOZI CINESI. UPIM CHIUSA

Ma non è la prima volta che i cinesi aprono un’attività commerciale in centro storico. Sei mesi fa è stata la volta del Cvg, ugualmente molto grande, proprio in galleria Garibaldi; nello stesso periodo, un altro ancora, sempre molto spazioso, in corso Milano, nei locali che, fino a pochi anni fa, erano occupati da Trony. Per non parlare, poi, dei negozi cinesi aperti in corso Umberto I, in via Roma e di quelli avviati, anni addietro, lungo corso del Popolo dove, ormai, i negozi di abbigliamento sono quasi tutti cinesi, dove il personale italiano è una rarità.

A questi va aggiunta, infine, la lunga catena di bar, ristoranti, pizzerie e wok sushi di imprenditori cinesi, sia in città che in provincia, nati a partire dagli anni Ottanta. «Noi cinesi siamo imprenditori come tutti gli altri» sottolinea Hu Lishuang, inventore dei Marco Sushi, con ristoranti a Cadoneghe, Due Carrare, Preganziol e Marcon e premiato come migliore imprenditore straniero nel settore dell’innovazione al Premio Moneygram, rilasciato da ministero dell’Economia, Cna e Caritas. «Come d’altronde succede anche tra gli imprenditori italiani, non tutti i cinesi sono uguali - chiarisce Hu Lishuang - a me, ad esempio, è capitato d’inventare e brevettare per primo la formula del wok sushi e, subito dopo, mi hanno copiato decine di connazionali. L’importante è che anche noi, che pure arriviamo dalla grande Cina, rispettiamo sempre ed ovunque le leggi italiane».

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