«Mesi prima di sparire Samira era incinta. Abortì in Marocco all’insaputa del marito»

Il giallo della donna scomparsa nel Padovano. La rivelazione-choc del legale di Barbri: «Sto acquisendo le prove». Ma chi conosceva la donna la difende: «Solo calunnie»
Stanghella (PD), 26 ottobre 2019. Scomparsa di Samira El Attar dalla casa di via Statale. Nella foto: Samira con una bimba in braccio.
Stanghella (PD), 26 ottobre 2019. Scomparsa di Samira El Attar dalla casa di via Statale. Nella foto: Samira con una bimba in braccio.

PADOVA. «Samira era incinta ed era andata in Marocco per abortire. È avvenuto 5 mesi prima della sua scomparsa e all’insaputa dal marito Mohamed». È questa la rivelazione choc di Daniele Pizzi, l’avvocato difensore di Mohamed Barbri, il marito di Samira El Attar. La donna, 43 anni, è scomparsa dal 21 ottobre. Il marito, connazionale 48enne, è l’unico indagato per il presunto omicidio della marocchina ed è in carcere a Verona.



LA GRAVIDANZA

L’avvocato milanese l’altra sera era ospite della trasmissione “Quarto Grado” di Rete 4 condotta da Gianluigi Nuzzi. «Sto approfondendo una riferita gravidanza di Samira nell’anno 2019. Parlo con tutte le cautele del caso. È avvenuta cinque-sei mesi prima della scomparsa. Mi rendo conto che sto dicendo una cosa clamorosa». Continua Pizzi: «Parrebbe trattarsi di una gravidanza interrotta non conosciuta da Mohamed. Proprio quel periodo coinciderebbe con una partenza di Samira per il Marocco senza il marito Mohamed. In Marocco sarebbe avvenuto un aborto, e di questo il marito non ha mai saputo nulla. Quando gliel’ho riferito, è caduto dalle nuvole». Pizzi dichiara di essere in procinto di acquisire dei certificati medici sulla circostanza e che questa ricostruzione sia confermata da almeno due testimoni, di cui ovviamente non è stata rivelata l’identità. La dichiarazione di Pizzi ha inevitabilmente animato un acceso dibattito nel corso della trasmissione: c’è chi ha parlato di memoria infangata della vittima, chi ha chiesto di avanzare tesi come queste solo con documenti alla mano, chi ancora ha ricordato che l’aborto in Marocco è illegale e la donna avrebbe potuto compiere la stessa operazione in sicurezza nel nostro Stato. «Questa circostanza, se provata, potrebbe confermare ulteriormente il movente che ha portato Mohamed a compiere una violenza sulla moglie», ha sottolineato peraltro lo stesso conduttore Gianluigi Nuzzi.

Non solo, l’eventuale veridicità di una gravidanza non voluta introdurrebbe nell’indagine un secondo uomo, con un “peso specifico” importante nell’intricata storia e nel passato di Samira El Attari.

IL TESTIMONE

Nel corso della trasmissione è stata mandata in onda anche un’intervista a un amico intimo di Barbri, uno dei pochi a far visita al 48enne in carcere. L’uomo conferma, usando le testuali parole del testimone, «il passato poco roseo di Samira» e la buona fede della “fuga” di Mohamed in Spagna. «Mohamed ha intercettato una donna che gli riferiva come in Spagna ci fosse una donna che cercava lavoro. La descrizione era quella di Samira. La donna si faceva chiamare con il nome della figlia, lo stesso nome che Samira usava in vari profili Facebook». A detta del testimone, il marito della donna era partito in Spagna proprio per cercare la moglie: «Ha girato di moschea in moschea, entrando in contatto con le comunità musulmane del posto, fermandosi a Madrid, Valencia e Almeria. Per nove giorni è stato anche ospitato da una famiglia marocchina. Dal carcere Mohamed continua a dare indicazioni sul passato poco roseo della moglie: c’è un passato diverso da quello che conosciamo».

LE INDAGINI

Intanto, sempre nel corso di “Quarto Grado”, sono emerse novità sul fronte delle indagini. I carabinieri starebbero in particolare approfondendo alcune dichiarazioni rese dall’amico di Mohamed, quello citato qualche riga fa, e in particolare una in merito a un litigio avvenuto tra Samira e il marito. Il motivo? La donna sarebbe stata riaccompagnata a casa da una misteriosa auto gialla: gli inquirenti, tuttavia, non sono riusciti a rintracciare questo veicolo e dunque nemmeno il suo proprietario.

E ancora, sono emerse novità sui numeri stranieri che, nelle settimane antecedenti alla scomparsa avevano contattato il numero telefonico di Samira: si tratta di schede comprate da familiari stretti della donna, ricaricabili, utilizzate perché oggetto di particolari promozioni molto vantaggiose. Sono inoltre state compiute alcune verifiche sui profili Facebook di Samira, che aveva più di qualche pagina intestata: quelle “dubbie”, cioè quelle in cui il nome della donna non era quello reale, sono risultate inattive da anni. —


 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova