Metodo Zamboni, fu ingiusto escludere il Sant'Antonio dal programma

Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha fugato ogni dubbio: Giampiero Avruscio non ha violato nessun protocollo. E' stato un errore bloccare la sperimentazione anti-sclerosi
PD 06 luglio 2006 Suicidio al Sant'Antonio. Avruscio (TOSATTO) - Giampiero Avruscio (TOSATTO)
PD 06 luglio 2006 Suicidio al Sant'Antonio. Avruscio (TOSATTO) - Giampiero Avruscio (TOSATTO)

PADOVA. Il 30 luglio il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha fugato ogni dubbio, sulla scorta delle verifiche effettuate: «Non è pensabile ricondurre la causa di estromissione dell’Usl 16 di Padova dal progetto Brave Dreams ad un’ipotetica “divulgazione” da parte di un ricercatore, atteso che il 5 dicembre 2012 la sperimentazione non era ancora iniziata».

È la risposta all’interrogazione di Elisabetta Casellati che commenta: «Dopo otto mesi dall’esclusione dell’Ulss 16 dalla sperimentazione che stava partendo sul “metodo Zamboni” (finalizzato a verificare l’ipotesi di un’eventuale correlazione tra sclerosi multipla e anomalie venose del collo) la risposta del Ministero pone fine alla vicenda» afferma la senatrice Pdl, «Lo stop allo “Studio randomizzato multicentrico per la valutazione dell’efficacia della sicurezza dell’intervento di disostruzione delle vene extracraniche nel trattamento della sclerosi multipla” era partito dopo l’annuncio su un quotidiano locale che anche a Padova sarebbe iniziato lo studio Brave Dreams».

Il Ministero ora acclara che il gruppo coordinato dall’angiologo Giampiero Avruscio non ha violato nessun protocollo. Accertato in modo inequivocabile dall'indagine della Prefettura e degli uffici legali del Ministero.

L’Usl 16 aveva formalizzato l'istituzione di un gruppo scientifico coordinato da Avruscio, composto dal direttore di Neurologia Giorgio Michieli, con sede a Piove di Sacco, il  direttore di Medicina fisica e riabilitativa Alessandro Giovannini, Vincenzo Iurilli, radiologo interventista del Dipartimento interaziendale di Radiologia.

Tutti con i requisiti scientifici richiesti, mentre l’iter per la diagnosi e la terapia era stato approvato dal Comitato etico provinciale. La convenzione con l'Università di Ferrara stipulata e si sarebbe potuti partire con il reclutamento dei pazienti. Invece la sperimentazione era stata bloccata. Ora tutto è chiarito.

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