«Mia figlia con un braccio rotto ha aspettato due giorni e mezzo»

la denuncia
Rimpallate per due giorni da un reparto all’altro, tra esami impossibili, con un braccio rotto che rischia di non crescere più: è ciò che stanno sopportando Beatrice, nome di fantasia della paziente di 9 anni, e la sua mamma, arrivate martedì sera al Policlinico dopo una brutta caduta in bicicletta costata alla piccola la frattura del braccio sinistro. Un percorso a ostacoli che - tiene a sottolineare la donna - non è dipeso da errori o inefficienze del personale, ma è l’effetto della carenza di medici e mezzi del sistema sanitario.
la trafila
Martedì alle 20.30 a Beatrice vengono fatte le prime lastre, a due ore dall’arrivo al Pronto soccorso e dopo averla spostata prima a Pediatria e poi di nuovo al Monoblocco. Bisogna ingessare, ma senza anestesia il dolore è insopportabile per la bimba di nove anni. «Da Pediatria nessun anestesista poteva venire al Monoblocco, mentre lì non c’erano gli strumenti per fare il gesso», racconta la madre. «Solo dopo le 22, senza anestesia, le hanno messo un gesso provvisorio per la notte, ma l’hanno anche ricoverata per ulteriori accertamenti da fare il giorno dopo con una Tac». Il problema era capire se la frattura avesse intaccato le cartilagini e se servisse un intervento chirurgico per scongiurare il rischio che il braccio avesse problemi di crescita.
l’odissea
La mattina comincia l’odissea per prenotare l’esame: «C’è posto solo giovedì», si sente rispondere la donna. E passano un altro giorno e un’altra notte ricoverate in Ortopedia. «Ieri mattina ci hanno proposto la dimissione, peraltro senza una diagnosi certa e con l’esame da fissare. Inaccettabile». In mattinata finalmente arrivano risonanza, radiografia e gesso curativo. Ma è tutt’altro che finita. Le immagini non sono nitide, lo spettro dell’intervento aleggia. E passa l’intero pomeriggio. A quarantotto ore dall’arrivo Beatrice fa l’agognata Tac. I risultati si avranno solo oggi e con loro il responso: basterà il gesso o servirà operare? «Bastava fare la Tac subito, come avevano detto in Pronto soccorso», si sfoga la madre, «Ieri Beatrice è stata seguita, ma il problema è stato il primo giorno: senza risposte, senza personale, senza macchinari. Oltre alle dimissioni senza diagnosi. Non voglio attaccare medici e infermieri: sono stati gentili, professionali e, da ieri, attenti. Quel che emerge è l’agonia dei reparti, abbandonati a sé stessi come chi ci lavora. Dall’alto dovrebbero arrivare soluzioni, perché è intollerabile far aspettare una bambina due giorni e mezzo con un braccio rotto».
problemi noti
In Azienda ospedaliera il problema è noto e oggetto di lunghe discussioni e lamentele. Pur assicurando di fare il possibile, le criticità sembrano però immutate. «Spero che questa segnalazione serva non solo ai pazienti, ma anche al personale che non merita di essere così bistrattato», conclude la donna. —
Serena De Salvador
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