Migranti allontanati, vuoto l’albergo Miravalle
MONTEGALDA. Via i profughi dal centro del paese, ma soprattutto dall’albergo “Miravalle” di Montegalda dove dal 2010 erano spariti anche i clienti tradizionali, dopo che i richiedenti asilo gestiti dalle cooperative il cui numero variava dalle 16 alle 24 presenze, avevano monopolizzato la struttura. Da una settimana lo storico albergo che si specchia col palazzo comunale, si mostra vuoto e chiuso. Via tutti i migranti, compresi gli operatori della cooperativa “L’Ombra”, e l’ultimo titolare che ha in locazione lo stabile. Quello che per sette anni è stata la struttura del sospetto e in qualche caso anche dello scontro sociale per via di un episodio di molestie minorile nel 2015, che portò all’accusa contro alcuni ospiti presenti nella struttura, oggi è un luogo desolato e silente. Non del tutto chiari i motivi che hanno indotto la Prefettura di Vicenza a smantellare il centro, mentre in paese i più tirano un sospiro di sollievo, incluso il primo cittadino, Andrea Nardin, che sintetizza: «È stata recepita una nostra difficoltà, tant’è che è stato fatto un paziente lavoro per arrivare a questo risultato». Il momento topico della protesta popolare si registrò nel 2015, quando l’albergo fu oggetto di una sonora manifestazione di piazza ripresa dalle reti televisive nazionali, con cui si chiedeva l’allontanamento dei migranti presenti: «Che invece di diminuire» ricorda il sindaco, «arrivarono al numero massimo di ventiquattro unità, come negli ultimi mesi». Un numero troppo alto per il paese: «Stando alla direttiva ministeriale di tre ogni mille abitanti, un paese come il nostro di 2.800 anime, spetterebbe al massimo otto individui, e non il triplo». A Montegalda non era difficile imbattersi in veri e propri gruppi di migranti aggirarsi per le vie del centro: «Fruivano di tutte le nostre strutture e spazi pubblici» aggiunge il primo cittadino, «senza alcun tipo d’integrazione. Al punto che scrivemmo al Prefetto di non essere più in grado di sostenere questo impegno». Sul dove e perché i richiedenti asilo siano stati spostati, Nardin risponde: «L’importante è aver ottenuto questo risultato. Dove siano, non lo so. Mentre sarà cura dei nostri uffici comunali accertare lo stato in cui versa la struttura ricettiva, monitorando ogni volontà futura e magari proponendo soluzioni diverse da quelle attuate finora».
Antonio Gregolin
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