Militare di leva suicida la notte di Capodanno

 
VIGODARZERE.
La disperazione, forse il macigno di una solitudine diventata troppo grande da sopportare nella notte di San Silvestro, si scatenò di colpo. Aveva 21 anni, era aviere, viveva a Limena. Quella notte era di guardia nella caserma dell'Aeronautica militare di Vigodarzere. Caricò l'arma d'ordinanza, un fucile mitragliatore M12, e premette il grilletto. Alle 4,30 dell'1 gennaio 2000, primo Capodanno del nuovo millennio, la raffica di spari si confuse tra i botti dei festeggiamenti e la tragedia di un ragazzo che non voleva più vivere si mescolò alle speranze che tanti suoi coetanei affidavano all'anno nuovo appena cominciato. Per il giovane di Limena, niente da fare. Difficile accettare questo epilogo per i familiari, i parenti, gli amici, che conoscevano quel ragazzo e non si capacitarono della sua fine soprattutto pensando allo splendido rapporto che aveva con i genitori e i fratelli. L'aviere tra l'altro era stato da poco promosso caporale ed era arrivato al Comando deposito centrale di Vigodarzere come addetto alla Vam (Vigilanza aeronautica militare), dopo aver frequentato il corso di addestramento a Viterbo. Stressanti i turni, tre ore di guardia e tre di riposo per 24 ore consecutive.  Negli ultimi mesi, il ventunenne appariva ai commilitoni stanco, affaticato e dimagrito. E così, dopo la tragedia e il funerale, si fece strada una spiegazione che non dette certezze definitive a tutti coloro che cercavano un perché, ma almeno fornì loro un indizio attendibile: l'aviere aveva sofferto per la rottura del legame con la fidanzata.

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