Minori maltrattati in provincia di Padova, 205 casi all’Ulss in un anno

Sono vittime di violenza e abusi sessuali sia all’interno che all’esterno della famiglia. La dottoressa Sele, direttrice del progetto dell’azienda sanitaria: «Dimensione elevata sul territorio». Si registrano anche episodi di bullismo e cyberbullismo

Simonetta Zanetti
La sede centrale della Ulss 6 Euganea in via Scrovegni
La sede centrale della Ulss 6 Euganea in via Scrovegni

 

Sono 205 i pazienti presi in carico nel 2024 dall’equipe specialistica “I Girasoli”, minori vittime di grave maltrattamento o di abuso sessuale.

«Sono numeri in leggero aumento rispetto all’anno precedente» rivela la dottoressa Eleonora Sale, direttrice del progetto nonché dell’Uoc Infanzia, Adolescenza, Famiglia e Consultori dell’Usl 6 «tuttavia nel corso del tempo abbiamo assistito a un incremento complessivo di segnalazioni di maltrattamenti sia intra che extra familiari e sono numeri che testimoniano una dimensione elevata sul territorio».

Un fenomeno che, del resto, trova ulteriore riscontro nel Centro per il Bambino Maltrattato dell’Azienda Ospedale Università che vede circa 150 pazienti da tutto il Veneto all’anno.

Il lavoro dell’Usl 6 si fonda su una progettualità annuale finanziata con fondi regionali per 157 mila euro; l’equipe è composta, oltre che dalla direttrice, da tre psicologhe convenzionate e una terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva.

I numeri

Dei 205 pazienti presi in carico dall’equipe dell’Euganea, 202 hanno subito grave maltrattamento o abuso sessuale; di questi, una percentuale ridotta ha subito entrambi. Tre hanno subito un reato sessuale da parte di altri minori.

Sono 139 i nuovi pazienti arrivati in un anno, mentre i restanti 66 hanno mantenuto la presa in carico; 177 hanno ricevuto interventi di consulenza rivolta ai servizi territoriali in supporto al loro progetto di cura, interventi di valutazione psicodiagnostica e di ascolto protetto, ma ci sono stati anche casi di collaborazione nell’ambito dell’area giudiziaria. In 41 hanno presentato o mantenuto i criteri clinici idonei per un trattamento terapeutico focalizzato sul trauma.

In totale, lo scorso anno sono stati dimessi 111 minori.

Nelle fasi di maltrattamento fisico, soprattutto tra i bambini più piccoli, non si registra una significativa differenza di genere.

I casi

«I minori arrivano al Centro per traumi legati al maltrattamento su segnalazione dei Servizi sociali, sanitari o sociosanitari» spiega la dottoressa Sale «dopodiché una parte della nostra attività è dedicata anche alla collaborazione con l’autorità giudiziaria nell’ambito dell’ascolto dei minori per sommarie informazioni testimoniali e incidenti probatori. In momenti così sfidanti dal punto di vista emotivo è importante avere a disposizione i mezzi per saper mettere a proprio agio un bimbo in modo che possa collaborare al meglio. Complessivamente, tuttavia il lavoro della nostra equipe, che è sovraprovinciale e comprende anche Rovigo, verte sull’aiuto ai minori che hanno subito forme di maltrattamento e questi nel tempo sono aumentati sia per una maggiore sensibilità sull’argomento che per un numero crescente di episodi».

Ogni storia ha la sua tragedia, spiega la dottoressa Sale: «La violenza impatta in modo diverso a seconda delle persone e di sicuro situazioni di maggiore povertà educativa e culturale risentono di un incremento di stili punitivi e di assenza di rispetto. Accanto a questi» prosegue «ci sono episodi di ipercura che non rispettano l’individuo proiettando sul bimbo i bisogni genitoriali. E quindi assistiamo a bullissmo e cyberbullismo, in cui i familiari devono essere supportivi».

Tra gli episodi significativi, su cui tenere accesi i riflettori, sottolinea Sale «quelli che riguardano la violenza assistita, ovvero i minori che sono presenti durante episodi di grave maltrattamento all’interno delle mura domestiche pur non essendone i destinatari».

Le prospettive

Sebbene alla dimissione si abbia una completa efficacia clinica del trattamento focalizzato sul trauma, il tempo medio di presa in carico per la psicoterapia rappresenta ancora una criticità del servizio poiché i pazienti subiscono «molteplici esperienze traumatiche e destabilizzanti di contesto e di vita per cui l’accesso al lavoro terapeutico diretto sul trauma, può richiedere un tempo anche superiore ai 36 mesi».

In questo scenario, tra gli obiettivi futuri del progetto, una maggiore stabilizzazione e regolarità dell’ambiente e del contesto di vita quotidiano dei pazienti e un più rapido accesso al trattamento clinico. 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova