«Mio padre Iles poteva salvarsi»
CAMPOSAMPIERO. «Dopo due anni finalmente abbiamo la verità: se mio papà Iles, dopo una diagnosi corretta, fosse stato portato prontamente a Vicenza e operato immediatamente, forse si sarebbe salvato o quantomeno avrebbe avuto una probabilità di salvezza», commenta Barbara Zorzi. La vicenda tragica che si conclude oggi, prende il via la mattina dell’8 dicembre 2011 quando Iles Zorzi, 72 anni ex consigliere comunale, attivissimo nello sport e nel sociale, si sente male nella sua casa di vacanza, ad Asiago. Immediatamente portato in ospedale, prima viene trasferito a Bassano del Grappa e poi a Vicenza dove, poco prima di essere operato, alle 14, muore.
A ricostruire come andarono le cose è l’avvocato della famiglia Zorzi, Stefano Squarise che, con il supporto del medico legale Enrico Cieri e con il patologo Massimo Montisci, ha fatto luce sulle concitate ore di quel giorno: «Dopo l’arrivo in ospedale ad Asiago, Zorzi fu sottoposto a una massiccia cura farmacologica, intubato e inviato all’ospedale di Bassano con diagnosi di infarto», spiega l’avvocato Squarise. A Bassano, con un elettrocardiogramma i medici rilevarono l’errore diagnostico dei colleghi di Asiago, appurando che si trattava di un caso di dissecazione aortica di tipo A che, a differenza dell’infarto, richiede un intervento chirurgico immediato e complesso per il quale era idoneo l’ospedale di Vicenza. Trasferito in elisoccorso a Vicenza però, Iles Zorzi vi giunge praticamente morto. Abbiamo lavorato per due anni per fare chiarezza». Oggi l’assicurazione ha riconosciuto il risarcimento alla famiglia Zorzi ma, dice la figlia «non mi interessava il quanto, né ho voluto proseguire la vicenda in tribunale. A me interessava ristabilire la verità. Che la morte di mio padre ora possa servire ad evitare nuovi casi di malasanità».
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