Mobili intelligenti la sfida è unire creatività e digitale

Bettiol: «Il settore del legno arredo è chiamato alla svolta Bisogna coniugare il saper fare alla ricerca e sviluppo»

Come Luxottica, con i Google Glass, anche le imprese artigiane del legno-arredo devono raccogliere la sfida della contemporaneità. «L’obiettivo è trasformare i nostri mobili in prodotti intelligenti» spiega Marco Bettiol, docente di Internet Marketing all’Università di Padova. Domotica? «Non solo, anche se su questo campo già brilliamo grazie ad aziende come Nice, Vimar e Biticino, per citarne alcune. Parlo di oggetti futuribili, sensibili al tocco, con cui ci dovremmo confrontare. Oggi la casa è un luogo di penetrazione del digitale. Lo dimostra Google che ha investito sulla start up Nest specializzata nella produzione di termostati sensibili che regolano il riscaldamento. A breve anche i mobili non saranno solo materia ma contenitori di innovazione».

Un’evoluzione che richiede contaminazione di sapere artigianale e tecnologia. «L’importante è crederci» dice Bettiol «ed è la cosa più difficile. Ma possiamo sperimentare e lavorare in questa direzione. Apple ha lanciato l’orologio e nella moda è più evidente l’osmosi tecnologica. Internet è ormai pervasivo, quindi: è tempo di progettare il cassetto intelligente». Come? «Ero a cena con il responsabile design di Nokia quella sera in cui Steve Jobs presentò il primo iPhone» risponde Bettiol. «Il manager mi disse “è finita”. Io lo rincuorai ma aveva ragione perché aveva capito l’aggressività che poteva arrivare da un’azienda che fino a poco prima faceva Pc e si era buttata a fare telefoni, innovando completamente il prodotto. Le minacce vengono sempre da concorrenti di settori diversi che si inventano un business». «Noi abbiamo già un primato: quando si parla di arredamento le nostre aziende sono le più ricercate al mondo perché realizzano progetti estremi con approccio artigianale» continua Bettiol «il mondo ci riconosce il design, Milano e il suo Salone sono centrali. Questa è una nuova sfida, trasversale nel segmento legno arredo italiano».

Non solo. L’approccio artigianale da sempre si basa su prodotti differenziati e su misura. Una specie di marchio culturale tipico italiano che molto si allontana dal mass market a basso costo. Ma sono altre due le occasioni da cogliere: il mercato domestico in crisi deve per forza portare anche i piccoli operatori a trovare nuovi mercati. La seconda sfida riguarda invece il prodotto che «va completato attraverso l’interazione con il consumo» spiega Bettiol. «Abbiamo bisogno di immaginare nuovi spazi distributivi dove raccontare la qualità. Certo il web è importante, fondamentale, ma conta ancora la possibilità di toccare con mano il prodotto». «Su questo fronte siamo in ritardo e dobbiamo recuperare». Per fortuna qualcosa si sta muovendo.

Ne è un esempio Designapart, progetto ideato dal creativo Diego Paccagnella e dall’economista Stefano Micelli, che hanno realizzato a New York un nuovo modello di showroom dove far incontrare l’artigiano italiano con il consumatore internazionale. Altri imprenditori ci stanno riuscendo con strutture importanti, basti citare il caso della Moroso ma anche piccoli artigiani si stanno affacciando al mercato globale, anche grazie al web. In Veneto, il sito benfatto.org riunisce una decina di produttori del mobile-arredo. Tra le botteghe online anche quella di Daniele Boesso fabbro la cui officina si trova ai piedi dei Colli Euganei. La sua fucina è composta da odori che l’artigiano fonde con la cera e spalma sui mobili che profumano d’oriente. «Il mercato internazionale oggi premia design, personalizzazione e qualità» chiude Bettiol. «È una sfida che possiamo e dobbiamo vincere». 

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