Monselice, stop del pm alla cremazione dell’avvocato

Giallo sulla tragica fine di Fabio Greggio: nullaosta concesso per il funerale e la sepoltura ma solo a terra o in un loculo
SBRISSA-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-ESTERNI TRIBUNALE DI PADOVA
SBRISSA-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-ESTERNI TRIBUNALE DI PADOVA

MONSELICE. Non è stato concesso il nullaosta per la cremazione della salma dell’avvocato Fabio Greggio, nonostante la richiesta della famiglia. Eppure è stato rilasciato quello per la celebrazione del funerale come per la tumulazione (sepoltura in un loculo) o inumazione (seppellimento nella terra). Come mai quello “stop” di fatto alla cremazione?

È un piccolo giallo quello che investe la tragica (e prematura) morte del noto avvocato 61enne, deceduto il 26 aprile scorso in seguito a un gesto estremo nella sua casa del centro storico di Monselice. Al momento non è ancora stato fissato il funerale, pur di fronte al via libera firmato dal pm padovano Maria D’Arpa che non menziona nel nullaosta (e quindi non autorizza) la cremazione richiesta invece dalla moglie tramite autocertificazione con allegato un documento d’identità, come avviene di consueto. Ovvero secondo quanto stabilito dal regolamento di Polizia mortuaria del Comune e dalle norme italiane.

«Quando sarà il momento, verrà celebrato il funerale nei tempi e nelle modalità che saranno concesse» spiega la moglie, l’avvocato Vanna Lionello, «Ritengo che in questo momento sia prioritario rispettare il dolore e la sofferenza della famiglia». È probabile che il mancato nullaosta alla cremazione sia collegato al procedimento penale ancora aperto, inevitabile di fronte a un suicidio che non è una morte per cause naturali ma pur sempre una morte “violenta”. Un procedimento che esige verifiche per sgombrare il campo da dubbi e zone grige.

Da qui, probabilmente, la scelta del pm D’Arpa: la cremazione potrebbe impedire ulteriori accertamenti, qualora se ne presentasse la necessità prima che l’indagine sia conclusa. Resta il fatto che, a dieci giorni dal decesso, non è ancora stato celebrato il funerale almeno secondo la volontà dei familiari (la cremazione). Volontà che sarebbe stata manifestata in vita dall’avvocato Greggio.

Ma la cremazione non va in automatico: se non è stata indicata nel testamento dall’interessato, devono essere il coniuge, i figli o il parente più prossimo a farne richiesta nelle forme previste dalle norme. Se si tratta di morte improvvisa o sospetta (pure il suicidio) è indispensabile il nullaosta della procura con la specifica indicazione che il cadavere può essere cremato. Indicazione che non c’è stata, in questa caso.

È la mattina del 26 aprile scorso quando i collaboratori del legale attendono invano l’arrivo del professionista nello studio in via XXVIII Aprile. Alle 11, preoccupati, salgono nell’abitazione che sta al piano di sopra e scoprono il corpo senza vita dell’avvocato in camera da letto: si era sparato un colpo di pistola, sul tavolo alcune lettere con indicate le ultime volontà. Inevitabile il sopralluogo dei carabinieri che sequestrano le lettere e altri oggetti; il corpo è sottoposto a un esame esterno dal medico legale. Nessun dubbio che si sia trattato di un gesto estremo: negli ultimi mesi l’avvocato era apparso particolarmente depresso per problemi di natura familiare.
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova