Giovane pestato dai poliziotti a Montà. I legali: «Ci sia l’imputazione coatta»
Il ragazzo fermato e pestato una sera di dicembre di due anni fa. Nuova consulenza della difesa del ragazzo con una ricostruzione diversa da quella degli agenti. «È una questione politica». Coinvolta Ilaria Cucchi
«Fabio è stato brutalmente picchiato da due poliziotti che l’hanno scambiato per uno spacciatore. Non era ubriaco né aveva consumato droga. Qui c’è un problema politico ed è per questo che noi chiediamo l’imputazione coatta dei due agenti responsabili».
Si riaccende il caso del giovane che ha denunciato due poliziotti con l’accusa di averlo picchiato durante un controllo a Montà la sera del 16 dicembre 2022. Giovedì 6 febbraio è in programma l’udienza davanti al Gup (giudice per l’udienza preliminare) che dovrà decidere se accettare o meno la richiesta di archiviazione depositata dal pm Roberto D’Angelo.
Nell’atto di opposizione dei legali del giovane – Cristina Bissacco e Pier Paolo Casale – è depositata una consulenza di parte che smentirebbe le dichiarazioni degli agenti, i quali sostengono che il giovane quella sera non si sarebbe reso conto del controllo perché in stato di alterazione.
Il ragazzo – Fabio S., all’epoca minorenne e oggi 19enne – sostiene invece di non aver capito che i due erano poliziotti, perché in borghese e con un’auto civetta, e di aver creduto di essere vittima di una rapina.
La consulenza di parte
L’elemento fondamentale dell’opposizione all’archiviazione è dunque una consulenza di parte realizzata da Paolo Fais, docente dell’università di Bologna. Che dimostrerebbe come il ragazzo non potesse essere in stato di alterazione durante le fasi dell’aggressione.
In particolare perché poco prima Fabio in bici aveva trascinato un amico con il monopattino scarico: «Non è scientificamente possibile che una persona alterata possa trascinare in bici un amico in monopattino – sostiene l’avvocata Bissacco – E non è possibile che avesse avuto questo episodio psicotico con i poliziotti e un’ora dopo fosse perfettamente lucido al pronto soccorso».
Il medico dell’ospedale ha testimoniato come il giovane fosse perfettamente lucido, non avesse l’alito da alcol né gli occhi rossi da eventuale uso di droghe.
La richiesta di archiviazione
Secondo gli agenti invece il ragazzo era fuori di sé. Una versione che ha maggiormente convinto il pm D’Angelo nella sua richiesta di archiviazione, anche sulla base di una perquisizione avvenuta cinque mesi dopo il fatto, che ha portato al rinvenimento nella camera del giovane di una quantità di hashish per uso personale (due frammenti di 0,35 e 0,19 grammi).
«È assurdo perché non c’entra nulla e quella sera non ne avevano fatto uso – sostengono i legali – Piuttosto ci chiediamo il perché di una perquisizione alla vittima dopo 5 mesi, con il sequestro dei cellulari a lui e ai suoi amici, mentre nessun approfondimento è stato fatto sui cellulari degli agenti e sui messaggi che si sono scambiati quella sera».
Le anomalie denunciate non mancano: a partire dalla peculiare identificazione via Instagram di un amico del giovane.
Supplemento d’indagine
È un supplemento di indagini quello che chiedono i due legali, in subordine all’imputazione coatta dei due agenti. I reati contestati sono di lesioni volontarie, calunnia e falso ideologico. Perché va compreso nei dettagli quello che è accaduto quella sera. In parallelo, infatti, è in corso al tribunale dei Minori di Venezia un altro procedimenti in cui sotto accusa c’è proprio il giovane, denunciato per calunnie e lesioni dagli agenti.
La questione è quindi anche politica. Tanto che la famiglia del giovane è costante contatto con la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, attenta alle vicende di presunti abusi da parte di persone in divisa.
«Il ragazzo è ancora turbato, riprendere in mano questa storia è doloroso per lui – concludono i due avvocati – La sua famiglia è stata molto coraggiosa a iniziare questa dura battaglia, che va contro un muro di gomma». Basti pensare che una prima richiesta di archiviazione – poi revocata – era arrivata appena 3 giorni dopo il deposito della denuncia. Un tempo record per una giustizia solitamente lumaca.
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