Morto a 28 anni per un malore, la palestra di Montagnana intitolata a Edoardo

Edoardo Rossini, che per anni aveva giocato a basket, ha perso la vita lo scorso giugno: la palestra ex Gil a lui intitolata con duemila firme e l’ok del Comune. Manca solo la deroga della Prefettura di Padova

Nicola Cesaro
La foto di Edoardo Rossini con le firme raccolte per l’intitolazione
La foto di Edoardo Rossini con le firme raccolte per l’intitolazione

​Il cuore di Edoardo è sempre rimasto a Montagnana. Su quel parquet, su quella retina, su quel pallone. Un cuore che ha cominciato a battere a soli 4 anni, con i primi palleggi in campo, e che non ha più smesso di farlo, nelle mille partite giocate con la maglia rossonera, con i tanti compagni di squadra e con gli avversari di sempre.

Un cuore che non ha smesso di battere nemmeno ora, nove mesi dopo la tragedia che ha spezzato la vita di Edoardo Rossini, 28 anni, morto per un malore.

Per questo l’Asd Pallacanestro Montagnana, la società sportiva in cui è cresciuto, con l’appoggio della famiglia del ragazzo – mamma Manuela, papà Franco, la sorella Francesca – ha deciso di dedicare proprio a Eddy la palestra comunale di viale Trento. Una richiesta spinta da oltre 2 mila firme e accolta all’unanimità dal consiglio comunale di Montagnana, che ora ha chiesto l’ok della Prefettura di Padova.

La palestra ex Gil di Montagnana (foto Zangirolami)
La palestra ex Gil di Montagnana (foto Zangirolami)

Edoardo Rossini è mancato lo scorso fine giugno, mentre stava chiedendo aiuto al Punto di primo intervento di Montagnana, trovato chiuso. È crollato all’ingresso della struttura, e la mancanza dell’ambulanza, dei minimi presidi salvavita e il conseguente troppo tempo trascorso all’arrivo della stessa, hanno reso vano qualsiasi altro intervento, sia a Schiavonia e che poi a Padova, dove è morto poche ore dopo.

Lavorava nella storica Sartori Rides della sua famiglia, realtà leader nella costruzione di giostre e attrazioni. Era responsabile del marketing in azienda. La sua vera grande passione era però la pallacanestro, e il teatro di questo grande amore è stata per lunghi anni la palestra di viale Trento (conosciuta come ex Gil), che oggi all’ingresso mostra peraltro delle gigantografie dedicate a Eddy.

«Edoardo ha dedicato l’intera propria vita allo sport e in particolare alla pallacanestro, ricoprendo vari ruoli all’interno della società cestistica montagnanese: dal minibasket, è proseguito nelle squadre giovanili, è approdato in prima squadra e, infine, è passato ad essere formatore, dimostrando enorme serietà, professionalità, preparazione e passione, grazie alle quali ha guadagnato la stima di atleti, genitori, colleghi e altre personalità del mondo sportivo locale», sono le parole con cui la Pallacanestro Montagnana e i genitori di Eddy hanno chiesto l’intitolazione della struttura al giovane.

Con la città murata Edoardo ha giocato a livello agonistico in tutte le categorie giovanili, raggiungendo traguardi storici per la società, come il titolo di vicecampione regionale nella categoria Gold Under 17, dopo un incredibile vittoria contro la blasonata Reyer Venezia. Anche quando ha vestito le maglie di Legnago, Cologna Veneta e Redentore Este, non ha mai interrotto il legame d’affetto con Montagnana, dove peraltro giocava ancora lo scorso giugno.

Quando la società ha spiegato ad amici, tifosi, avversari l’intenzione di intitolare l’impianto a Eddy, è stata una corsa entusiasta a sottoscrivere la petizione: hanno firmato, in pochissime settimane, oltre 2.000 persone. La stessa piena disponibilità è arrivata dal Comume, titolare dell’impianto, che ha deliberato in consiglio l’ok unanime alla procedura. C’è solo un possibile scoglio burocratico: per legge, infatti, «nessun monumento, lapide od altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico od aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno dieci anni».

Sempre per legge, tuttavia, per alcuni casi è prevista una procedura in deroga, che deve essere autorizzata dalla Prefettura. Spetterà dunque all’ente governativo concedere l’intitolazione, ma c’è grande fiducia nella cittadina murata: il cuore di Eddy batte ancora troppo forte per non sentirlo. 

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