Monte Venda: fede, storia e leggende dove si fermò Noè

GALZIGNANO TERME (Padova). Nel primo Ottocento c’era un piccolo ma fruttuoso business turistico nei Colli Euganei. Gli abitanti del luogo si improvvisavano guide e accompagnavano i “foresti” sulla cima del Venda, il monte più alto degli Euganei. Lo facevano di notte, per rendere l’esperienza ancor più emozionante.
Il motivo? In cima al Venda si sarebbe fermata l’arca di Noè. Lo ricorda lo storico Francesco Selmin nel suo “Andare sui Colli. Dal Grand Tour al turismo di massa” e il viaggio attraverso il “re degli Euganei” parte proprio da questo aneddoto, che conferma – leggenda o meno – l’antica vocazione turistica di questo suggestivo angolo di Veneto.

Il Monte Venda è il più alto dei Colli Euganei: i suoi 601,3 metri gli permettono di guardare dall’alto Teolo, Cinto Euganeo, Galzignano Terme e Vo’, ma anche di custodire forse la storia più complessa e affascinante degli Euganei. Per raccontarla non si può che partire dalla vetta del monte, quella che si può raggiungere attraverso vari percorsi segnati (come ad esempio il numero 4 “Lorenzoni”): qui svettano da secoli i ruderi di un antico monastero, oggi noti come Ruderi degli Olivetani.
Con il Medioevo, infatti, i Colli Euganei diventano cuore di importanti esperienze religiose, che si traducono in storie eremitiche entrate nella leggenda e si concretizzano nella costruzione di importanti monasteri. Il nome che va assolutamente ricordato è quello di Adamo da Torreglia – siamo nel 1100 – che da Santa Giustina a Padova sente l’esigenza di sperimentare la vita eremitica. Lascia il suo bel monastero padovano e sale tra i grandi massi e i fitti boschi del Venda. Assieme al monaco c’è anche un soldato, un miles, laico ma religiosamente impegnato, che si offre di servire l’eremita. Adamo vive in una minuscola cella, con poche scorte di cibo ma corroborato dalla preghiera. La cella di Adamo, peraltro, diventerà anche la sua tomba, visto che alla morte l’eremita viene seppellito nella grotta in cui ha vissuto per anni.

Il luogo che aveva ospitato l’eremita cresce: la caverna di sassi di Adamo è affiancata da due chiese, quella piccolina di San Michele e quella più importante di San Giovanni Battista. La scelta radicale dell’eremita fa breccia tra i monaci padovani di Santa Giustina: gli anacoreti che si ritirano nel Venda, sulle orme di Adamo, raccolgono sempre maggiori consensi e crescente credibilità, e con essi anche gli appoggi economici dai signori e dagli ecclesiastici padovani.

La tradizionale messa dedicata a San Giovanni Battista col passare dei secoli diventa una vera e propria sagra, con tanto di giochi, scherzi e gare di lancio del giavellotto. Nel 1419 il doge di Venezia deve addirittura proibire i festeggiamenti entro cinquanta passi da quello che ormai è diventato un monastero: il chiasso è troppo e l’atmosfera sacra del sito viene infranta. Una messa è celebrata ancora oggi, tra i ruderi del complesso secolare, nelle due ricorrenze del 24 giugno e del 29 agosto. Abbracciata la Regola benedettina, nel 1380 si vira verso i monaci di Monte Oliveto (detti Olivetani), che restano qui fino al 1771, quando la Repubblica di Venezia sopprime l’antico luogo religioso. I monaci si trasferiscono e la Serenissima mette all’asta tutti i possedimenti, che passano in proprietà alla famiglia Erizzo. Gli edifici diventano luogo di riparo per i pastori e cadono rapidamente in rovina.
I ruderi degli Olivetani vengono incorporati in una base militare Nato, che entra a pieno regime nel 1955 grazie a fondi messi a disposizione da Italia e Usa. Viene scavata nella roccia e per questo nelle comunicazioni militari viene chiamata “Rupe”. Quando la base cessa l’attività, nel 1998, nasce l’esigenza di recuperare i vecchi resti del Monastero. A partire da quell’anno i ruderi degli Olivetani, grazie anche al lavoro della parrocchia di Castelnuovo, sono stati messi in sicurezza e rappresentano la meta eccellente (anche se di fatto li si raggiunge con deviazioni) dei sentieri principali del Monte Venda, che partono da Casa Marina – centro di educazione ambientale del Parco Colli – a Galzignano Terme.

Sono i sentieri numero 9 e il numero 4 “Lorenzoni”. Il primo – 5 chilometri con un dislivello minimo – offre la possibilità di accedere anche a un percorso per disabili e ad aree attrezzate: magica l’atmosfera che regala una volta raggiunto il “bosco dei maronari”, i castagni da frutto che da secoli popolano questo versante euganeo. Il “Lorenzoni” dalla Casa Marina in località Sottovenda si addentra nel bosco di castagno, roverella, orniello e carpino nero tipici del Venda.
Orbettini e salamandre pezzate abitano questa zona dai terreni umidi, dove si incontrano anche antiche carbonaie – dove in passato si trasformava la legna fresca in carbone – e un sottobosco di salvia, dittamo e asparago pungente. Il sentiero è per passeggiatori più esperti – il dislivello è di 250 metri, i chilometri sono sei e senza grande allenamento tre ore vanno messe in programma – e permette, tra le altre cose, di costeggiare i confini spinati dell’ex base militare del Venda e di godere di panorami tra i più mozzafiato degli Euganei. In certe giornate è possibile ammirare l’eremo del Monte Rua immerso nelle nuvole, quasi come fosse un’isola nel soffice mare dei veli creati dai nembi.


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