Moraglia, sì all’autonomia: «Non significa separazione»

Il Patriarca di Venezia: le consultazioni elettorali nel rispetto della Costitutuzione aiutano sussidiarietà e bene comune

VENEZIA. «Confronti e consultazioni elettorali che si svolgono nel rispetto della Costituzione italiana, in uno spirito autentico di comunione nazionale e cercando di evidenziare e valorizzare peculiarità, risorse e legittime esigenze di un territorio, possono aiutare a far crescere la spinta alla sussidiarietà e al bene comune dell’intera comunità (locale e nazionale), anche attraverso modalità più eque e più giuste». A sostenerlo, in una nota diffusa alla previgilia del referendum consultivo sull’autonomia, è il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Che è entrato nel merito: «Autonomia», ha sottolineato il primate della Chiesa veneta, «non significa separazione; può essere, semmai, uno stimolo e un aumento di responsabilità verso un’integrazione più forte e attenta alle caratteristiche di ogni contesto e di ciascuna realtà». Un pensiero che il Patriarca aveva in qualche modo lasciato intravvedere quando, parlando della Catalogna nel corso di una trasmissione televisiva, aveva dichiarato che l’autonomia è la sfida del nostro tempo per le democrazie, ma che vanno trovate altresì le ragioni per stare insieme.

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Nessuna Brexit. La dichiarazione del Patriarca di Venezia acquista particolare peso anche alla luce dell’acceso dibattito sulle conseguenze di una vittoria del Sì e sui timori di separazione. Il governatore lombardo Roberto Maroni ha aperto la giornata di ieri sostenendo che la Brexit britannica era partita da un referendum consultivo. «Non vogliamo uscire da niente e da nessuno», la replica immediata del segretario della Lega Matteo Salvini. «Il referendum è nell’ambito dell’unità nazionale che prevede che su alcune competenze la Regione possa scegliere autonomamente. Se vince il Sì inizia un percorso di trattativa a differenza di quello che sta accadendo tra Madrid e Barcellona, dove si stanno scannando».

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Il conto alla Regione. E sempre ieri Salvini ha preso le distanze da Maroni schierandosi con il governatore Luca Zaia sul conto presentato da Roma alle Regioni per la consultazione referendaria. «Il fatto che lo Stato chieda a Lombardia e Veneto di rimborsare la spesa per l’ordine pubblico in occasione del referendum di domenica, è un atto di arroganza imbarazzante, l’ultimo da parte del governo centrale», ha affermato il segretario della Lega. «Far pagare ai cittadini un servizio che lo Stato deve garantire ai cittadini per esprimere la loro volontà, mi sembra una follia». Sui conti del referendum si è espresso anche il sindacato di polizia Ugl: «Mi auguro che con la stessa celerità siano richieste le spese che vengono sostenute dai vari ministeri per garantire la sicurezza durante le partite di calcio organizzate da società private», ha affermato il segretario regionale del Veneto Mauro Armelao.

Appello al voto. E il M5S del Veneto ha fatto ieri un invito al voto per superare il quorum.

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