Morì al Gallucci a 50 anni Due medici a processo

La paziente operata per la sostituzione di una protesi aortica meccanica I consulenti del pm: « Errori e negligenze da parte dell’équipe chirurgica»

Si era sottoposta a un intervento programmato di sostituzione della valvola aortica meccanica malfunzionante. Maria Grazia Rossato, cinquantenne veneziana funzionaria nel Comune di Mestre e residente a Spinea, non era preoccupata per la sua vita. Invece è andata male e la vita l’ha persa il 24 agosto 2010. In seguito all’esposto dell’ex marito, cinque medici, un’infermiera di sala operatoria e tre tecnici perfusionisti del centro “Gallucci” dell’Azienda ospedaliera sono finiti sotto inchiesta: per sette di loro il procedimento è stato archiviato. Il processo si aprirà il prossimo 18 aprile davanti al tribunale di Padova, invece, nei confronti di due cardiochirurghi, il dottor Maurizio Rubino, 55 anni di Albignasego, primo operatore coadiuvato dalla collega (specializzanda) Assunta Fabozzo, 29, di Napoli. Entrambi sono chiamati a rispondere di cooperazione in omicidio colposo, un’ipotesi di reato contestata alla luce della consulenza ordinata dalla procura, firmata dalla professoressa Emanuela Turillazzi dell’Istituto di medicina legale di Foggia e dal professor Gabriele Di Giammarco, ordinario di Cardiochirurgia nell’ateneo di Chieti. I due esperti avrebbero individuato una serie di negligenze e imprudenze nel corso dell’intervento eseguito il 18 agosto 2010 per l’inserimento di una nuova protesi aortica di tipo biologico che andava a sostituire quella meccanica applicata nel 2003. «Corretta appare l’indicazione all’intervento come l’iter diagnostico» scrivono i due consulenti, spiegando tuttavia come nel corso dell’operazione del 18 agosto «si sia verificato un errore da parte dell’équipe nella scelta sia della protesi che della tecnica di impianto in considerazione della ridotta dimensione della radice aortica...». In più non sarebbe stata accertata la pervietà degli osti di entrambe le arterie coronariche, una volta messo a punto l’impianto valvolare, «operazione sempre doverosa... che avrebbe potuto evidenziare l’anomalia tecnica verificatasi nelle fasi precedenti l’intervento». A causa dell’ostruzione degli osti coronarici Maria Grazia Rossato è colpita da un’ischemia acuta del miocardio e sottoposta per 48 ore ad assistenza cardiocircolatoria mediante l’Ecmo, la macchina per l’ossigenazione extracorporea. Grave il quadro neurologico tanto da rendere necessario un massaggio cardiaco durato un’ora. Il 22 agosto viene individato un trombo e la paziente è riportata in sala operatoria, poi è di nuovo collegata all’Ecmo. Nuovo errore durante il trasferimento della paziente nella Terapia intensiva: non viene attivata l’ossigenazione nel passaggio dall’alimentazione a bombola a quella del sistema centralizzato dell’Ecmo. Errore ammesso dal tecnico perfusionista che, però, non avrebbe condizionato la morte di Maria Grazia. «Con l’arresto cardiaco del 21 agosto - scrivono i consulenti - le condizioni della paziente erano già irrimediabilmente compromesse cosicché l’indubbio errore del perfusionista appare privo di rilevanza».

Cristina Genesin

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