Morì dopo l'operazione, i parenti fanno causa

Contestano la mancanza del consenso informato e chiedono i danni. L’Azienda esibisce il modulo sottoscritto. Interviene il giudice
Chirurghi impegnati in un'operazione chirurgica in una foto d'archivio senza data. Violano il codice deontologico i medici che sottopongono ad interventi pazienti "inoperabili" e afflitti da patologie che lasciano loro solo poco tempo di vita, anche nel caso in cui sia stato proprio il paziente a dare il suo consenso informato all'operazione. Lo sottolinea la Cassazione. EPA/CLEVELAND CLINIC / HO EDITORIAL USE ONLY / NO SALES
Chirurghi impegnati in un'operazione chirurgica in una foto d'archivio senza data. Violano il codice deontologico i medici che sottopongono ad interventi pazienti "inoperabili" e afflitti da patologie che lasciano loro solo poco tempo di vita, anche nel caso in cui sia stato proprio il paziente a dare il suo consenso informato all'operazione. Lo sottolinea la Cassazione. EPA/CLEVELAND CLINIC / HO EDITORIAL USE ONLY / NO SALES

PADOVA. Una perizia grafica sul modulo di consenso all’ intervento chirurgico. L’ha disposto il tribunale civile di Padova per far luce su una vicenda che vede contrapposti i familiari di un paziente operato in Azienda Ospedaliera - e successivamente deceduto - e, appunto, l’ente di via Giustiniani.

Più precisamente i parenti di V.B.C., morto nel 2014, sostengono che non erano state date al loro congiunto tutte le informazioni relative ai rischi possibili dell’intervento, ragion per cui non ci sarebbe stato il consenso informato necessario a effettuare l’operazione. L’Azienda Ospedaliera, a fronte di tali contestazioni, ha esibito il modulo regolarmente sottoscritto dal paziente: i familiari hanno sostenuto però la falsità della firma sul documento in questione.

Una contrapposizione netta quella tra le parti che il giudice civile ha ora ritenuto di poter risolvere soltanto attraverso una perizia calligrafica che faccia luce sull’autenticità della sottoscrizione presente sul modulo. A tal proposito il tribunale ha incaricato un consulente tecnico d’ufficio, il grafologo Dante Finotti di Rovigo, per studiare e stabilire la natura della firma.

L’Azienda Ospedaliera ha a sua volta nominato una consulente, Marina Salmaso, per l’attività di accertamento sul modulo contestato.

La posta in gioco è piuttosto rilevante, visto che i familiari chiedono un risarcimento danni di oltre 253 mila euro per le conseguenze relative all’intervento che, appunto, sarebbe stato eseguito in assenza del consenso informato da parte del paziente.

Nessun commento da parte dell’Azienda Ospedaliera sulla vicenda giudiziaria, almeno finchè gli accertamenti disposti dal giudice non verranno completati.

La morte di V.B.C. non sarebbe comunque collegata all’intervento a cui era stato sottoposto, ma sarebbe avvenuta in una fase successiva.

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