Morta di overdose in hotel, aperta un’inchiesta

Sarà difficile trovare chi ha venduto la dose che ha ucciso Giada Beraldo, la giovane originaria di Pontelongo, 28 anni di vita spenti in solitudine in una stanza dell’hotel Arcella in via Jacopo Avanzo 7, dietro la stazione ferroviaria. Overdose la causa della prematura morte: ecco perché la procura ha aperto un’inchiesta. Nessun indagato per ora. E forse sarà anche estremamente difficile risalire al venditore della dose mortale. Ma il pubblico ministero padovano Andrea Girlando non molla. E cerca di vederci chiaro con la Squadra mobile della polizia . L’autopsia sul corpo è stata affidata al medico Giovanni Cecchetto dell’Istituto di medicina legale di Padova: oggi sarà assegnato l’incarico e in giornata, al massimo domattina, sarà eseguito l’esame.
Giada avrebbe dovuto lasciare la stanza martedì intorno alle 11. Dal corridoio dell’hotel si sentiva il suono della televisione accesa, ma dalla camera nessun altro rumore e la porta era chiusa a chiave. È stata chiamata la polizia e gli agenti della volante arrivata sul posto hanno aperto con un passepartout. Giada era seduta su una sedia, il capo riverso all’indietro, vicino al corpo tre siringhe e della droga, all’apparenza eroina che sarà analizzata sempre dal medico legale. Resta da capire chi ha procurato quella droga e di quale tipo di sostanza si tratta, cocaina o eroina. E resta da capire se lo stupefacente (magari una miscela “mortale”) abbia provocato il decesso oppure se la morte sia stata causata da un fisico provato anche se giovane. La stanza era stata messa sotto sequestro, giusto il tempo per i rilievi a cura della Polizia scientifica.
Giada aveva trascorso tre notti nel piccolo albergo, le prime due in una camera condivisa con un nigeriano 35enne che si sarebbe qualificato con il titolare dell’hotel come il fidanzato, l’ultima si era trasferita in una stanza singola. Era uscita spesso quel lunedì, secondo alcuni testimoni e nel pomeriggio aveva anche saldato integralmente il conto per tutto il soggiorno. Da tempo conviveva con il problema della tossicodipendenza. Giada era cresciuta in una famiglia serena, aveva ottenuto il diploma dell’istituto alberghiero di Adria ed erano iniziati i problemi con la droga da una parte e con i familiari dall’altra. Via via si era staccata dai parenti come dal paese ed era finita male anche una convivenza a Sant’Angelo di Piove. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova