Morta per un aneurisma assolto il professor Grego

È stato assolto con formula piena «perché il fatto non sussiste». Ad ascoltare la lettura della sentenza pronunciata dal giudice Nicoletta Stefanutti c’era, in prima fila, l’imputato che aspettava da cinque anni di sentir pronunciare quelle parole: il professor Franco Grego, 58 anni, responsabile dell’Unità di Chirurgia vascolare dell’Azienda ospedaliera, considerato un centro di eccellenza in questo ambito. Nessuna responsabilità penale a carico del medico per la morte di una paziente, Rosetta Quartesan, residente a Montà, spirata a 81 anni in seguito alla rottura di un aneurisma all’aorta. Nessuna ombra sulla correttezza e diligenza del suo operato come sostenuto dal difensore, l’avvocato Lorenzo Locatelli. Del resto dopo lo svolgimento processuale, la stessa pubblica accusa (il pm Federica Baccaglini) aveva sollecitato una perizia per integrare la relazione del consulente tecnico della procura (il professor Giorgetti dell’Università di Ancona) che, al contrario, aveva rilevato nel decesso della signora non solo una colpa nel medico, ma anche un rapporto di causa effetto tra il comportamento di quest’ultimo e, appunto, la morte. Il 26 luglio 2010 Rosetta Quartesan si era sottoposta a una visita dal professor Grego che aveva riscontrato come l’aneurisma (già individuato nel 2005) era aumentato risultando di oltre 6 centimetri. Tuttavia il chirurgo non aveva deciso per il ricovero, prescrivendo una serie di esami indispensabili per l’eventuale intervento. Il 22 luglio l’aneurisma si rompe. E la paziente viene operata d’urgenza. Tutto sembra tecnicamente riuscito, invece insorgono complicanze e la donna muore l’1 agosto. Le figlie (tutelate dall’avvocato Manuela Da Ruos) presentano una denuncia. E la procura, sulla base della consulenza redatta dal professor Giorgetti, contesta al medico di aver agito con negligenza, rinviando l’intervento addominale. In aula, però, sono state determinanti i rilievi dei consulenti di parte, il professor Roberto Chiesa specialista in chirurgia vascolare di Milano, e la professoressa Anna Aprile, medico legale. Entrambi avevano contestato tanto la colpa quanto il nesso di causalità fra il decesso dell’ottantenne e il comportamento del medico, spiegando che spesso non sono né prevedibili né prevenibili esiti mortali in caso di aneurisma, soprattutto quando mancano le condizioni di urgenza ed emergenza. Come nel caso della paziente padovana. La famiglia aveva già revocato la costituzione di parte civile dopo aver ottenuto un risarcimento di circa 200 mila euro dalla compagnia assicuratrice.
Cristina Genesin
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