Morta rifiutando la chemio, la Procura ricorre contro il proscioglimento dei genitori
BAGNOLI. L’amore non basta. E non esclude la responsabilità penale dei genitori di Eleonora Bottaro, la studentessa di Bagnoli stroncata da una leucemia linfoblastica acuta il 29 agosto del 2016, a 18 anni compiuti da 15 giorni, dopo aver rifiutato la chemioterapia quando era ancora minorenne. L’amore non esclude la responsabilità penale per Lino Bottaro, 64 anni, e per la moglie Rita Benini, 53, per aver censurato prima e filtrato poi le corrette informazioni destinate a rendere la figlia consapevole della gravità della sua malattia. Il procuratore aggiunto di Padova, Valeria Sanzari, ne è convinta. E ha impugnato la sentenza che, l’1 dicembre scorso, aveva prosciolto la madre e il padre della ragazza dall’accusa di omicidio colposo aggravato.
Si va in appello. Il ricorso è stato depositato ieri nell’ufficio gip in quanto la pronuncia era stata emessa al termine dell’udienza preliminare e verrà trasmesso alla Corte d’appello di Venezia. Corte (formata da tre giudici) che, in camera di consiglio, dovrà valutare se confermare il proscioglimento oppure rinviare a giudizio i due genitori. In quest’ultimo caso sarà fissato il processo davanti al giudice monocratico.
C’è stata manipolazione. Sul piano sostanziale il procuratore contesta la prospettiva accolta dal gup che, prosciogliendo i genitori, aveva insistito sulla libertà di autodeterminazione del malato anche alla soglia della maggiore età, sia pure non ancora raggiunta. Il gup era stato chiaro: «Eleonora era in grado di scegliere e ha scelto». Il presupposto per una valida scelta, obietta il ricorso della procura, è l’informazione. Da parte del paziente, però, il consenso dev’essere informato, libero e consapevole. Nel caso di Eleonora la “non scelta terapeutica” sarebbe stata viziata fin dal principio perché le informazioni ricevute dall’inizio della malattia fino alla fine dei suoi giorni risultavano filtrate dai genitori. Di fatto si sarebbero tradotte in false informazioni che, per il rapporto di fiducia con mamma e papà, avrebbero provocato in Eleonora la consapevolezza (sbagliata) di vivere una condizione di salute più tranquillizzante rispetto alla realtà. E di poter affrontare quel male senza il carico di sofferenza, psicologico e fisico, di chi si sottopone alla chemio.
Falso convincimento. Ecco il quadro – e il determinante ruolo dei genitori nel crearlo, ha osservato il procuratore – nel quale Eleonora avrebbe maturato il falso convincimento di guarire, mettendo da parte i consolidati protocolli medici. Insomma la madre e il padre avrebbero “manipolato” la volontà della figlia. Il risultato? La piena responsabilità penale di Lino e Rita Bottaro – si legge nel ricorso – che avrebbero calpestato il ruolo di tutela proprio dei genitori. Ruolo che implica l’obbligo giuridico di preservare e proteggere l’incolumità dei figli minori. Lo avrebbe confermato il professor Paolo Benciolini, nominato il 16 marzo 2016 tutore di Eleonora dal tribunale dei Minori: avrebbe collegato il convincimento che la ragazza si era formata alle “illusioni” di cui la nutrivano i genitori.
Rilievi processuali. Infine il procuratore Sanzari ha svolto rilievi sul piano formale sostenendo che il gup sarebbe andato oltre la sua funzione di filtro, competente a decidere se ci sono i presupposti, o meno, per sostenere l’accusa in un processo. In che modo? Si sarebbe espresso nel merito di una delicata questione bioetica, esercitando il ruolo che spetta al giudice naturale del dibattimento.
Il legale. L’avvocato Raffaella Giacomin, che difende i coniugi Bottaro è prudente: «Mi riservo ogni valutazione dopo aver letto il ricorso. La battaglia in aula era stata serrata. Era prevedibile che il procuratore aggiunto potesse impugnare la sentenza in una materia così delicata e direi ancora vergine. I miei assistiti sono molto provati».
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