«Morte archiviata, ma per noi fu malasanità»

I familiari dell’autista 52enne stroncato da infarto dopo una visita cardiologica avviano una causa civile

LOREGGIA. Archiviato il procedimento penale sulla morte di Renato Giuseppe Santinon, avvenuta il 26 gennaio 2017. L’autista, 52 anni, era spirato un paio di ore dopo essersi sottoposto alla visita cardiologica all’ospedale di Camposampiero richiesta del medico di base per i continui malori che l'uomo accusava da giorni. Dimesso verso le 11, Santinon è tornato a casa. Ma alle 16 una vicina che era andata a prenderlo per portarlo dal medico di base con il referto del cardiologo lo ha trovato privo di vita. Sul tavolo della cucina il piatto di pasta che si era cucinato e non aveva mangiato. La famiglia però non si arrende e ricorre in sede civile perché venga riconosciuta la responsabilità della struttura in ragione di un operato messo in atto dal medico specialista che lo aveva visitato. E chiede anche un risarcimento del danno patito dalla moglie, dalla figlia e dai nipoti. «La Procura ha archiviato l’indagine sotto il profilo penale sulla base di una perizia che non condividiamo», dichiara Elena Santinon, la figlia, assistita dagli avvocati Claudia Antonello, Maddalena Prisco e Cristina Bissacco, «non c’è nessuna volontà persecutoria, ma nemmeno che la vicenda passi sotto silenzio. Noi familiari lo viviamo comunque come un caso di malasanità». Elena Santinon e la madre Luigina sono convinte che il loro caro avrebbe potuto salvarsi se la diagnosi fosse stata diversa o quanto meno che poteva essere assistito durante l’attacco cardiaco che lo ha stroncato se fosse stato trattenuto per un breve periodo. «Papà è stato dimesso con troppa facilità nonostante fosse evidente la sua situazione», aggiunge la figlia, «aveva le gambe gonfie e faticava a respirare e giustamente gli sono stati fatti una visita cardiologica e un elettrocardiogramma. Ma da parte di un ospedale che viene riconosciuto come il migliore d'Italia ci si aspettava che di fronte a un quadro evidentemente grave vi fosse un ulteriore approfondimento diagnostico. Purtroppo gli hanno detto di tornare dopo 10 giorni e si sa com’è finita: tornato a casa papà è morto per infarto. Mio padre non doveva essere dimesso, cosa costava tenerlo ancora un paio di ore in osservazione?» si chiede la figlia. «Si visiti un paziente in meno e si dedichino 5 minuti in più a chi si ha davanti. Il malato non è solo un numero». Va detto che la perizia del consulente incaricato dal Tribunale di Padova, supportato da un cardiologo, ha accertato che il medico ha eseguito le linee guida richieste dal protocollo e il decesso di Santinon è stato causato da un evento aritmico improvviso e inatteso. Quindi nessuna responsabilità. «Il nostro perito è giunto a conclusioni opposte», afferma Elena Santinon, «e ha dedotto che una terapia medica urgente e una precisa diagnosi avrebbero evitato l’insorgenza dell’evento aritmico fatale».

Giusy Andreoli

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