Mortise, anima popolare per nascita e rinascita

Un quartiere sorto negli anni Sessanta dove c’erano i casoni col tetto di paglia Botteghe e trattorie hanno lunga tradizione e grande capacità di rinnovarsi

Mortise è un quartiere popoloso e residenziale sviluppatosi negli anni Sessanta del secolo scorso. Il ’900 ha segnato il grande passaggio dai tradizionali "casoni" (le abitazioni rurali con tetto ricoperto di paglia) al Peep (Piano di edilizia economica e popolare) che definì con precisione, nel 1965, viabilità e servizi dell’area. Un disegno che fu realizzato a più riprese: prima ad ovest e, solo dopo, anche nell’area est che portò la popolazione quasi a 10 mila abitanti. Nonostante la progettazione iniziale sia stata in gran parte osservata, facendo di Mortise un esempio quasi unico di urbanizzazione con una regia intelligente, il quartiere resta malamente collegato con il resto della città, da cui lo separano ferrovia e grandi arterie. Il resto della storia l’hanno scritta i mortisani: è il rione che vanta il maggior numero di case popolari della città, quelle di via Cantele-Bajardi-Carraro, dove il commercio è nato insieme al quartiere ed ha una capacità straordinaria di rinnovarsi senza cambiare la sua natura di bottega di rione, attenta ai dettagli della sua clientela. Siamo nel quartiere di “mostri sacri” della tradizione padovana: la trattoria Al Moretto racconta la storia di una famiglia in cucina (già alla seconda generazione) che ha l’ospitalità nel sangue e la tradizione padovana in pentola. Nel 1961, dopo aver imparato il mestiere, apre a Mortise l’oreficeria di Luciano Scanferla con la moglie Vania. Un cammino lastricato di successi, non ultima la “Medaglia d’oro alla fedeltà al lavoro e al progresso economico”. Mentre a confine con Torre, Jacopo e Nicolò Braggion sono gli ultimi eredi di una lunga tradizione di gelatai iniziata nel 1937 (a Adria per poi arrivare in città nei primi anni Sessanta): “Da Bepi”. E come dimenticare la storica pasticceria Mazzari in via dell’Ippodromo, un tripudio di gola e buona qualità. Le sfide della contemporaneità non sono facili, ma il quartiere, a cominciare proprio dal tessuto commerciale, ci prova con tenacia cercando di ritrovare quell’anima popolare che ne ha fatto la storia. Una storia raccontata in bianco e nero attraverso preziosi scatti del Novecento dall’edicolante (un altro storico naturalmente), Emilio Camporese.

Elvira Scigliano

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