Morto durante l'intervento di chirurgia estetica, la moglie: «Stava bene, vogliamo la verità»
TREVISO. «Quando ci siamo salutati mi ha detto che mi avrebbe chiamato lui alla fine dell’intervento. Invece mi ha chiamato un’infermiera, piangendo, per dirmi che era morto».
Carolina Drusian racconta con una tristezza profonda quel dialogo con suo marito Antonio Silvestrini, l’ultimo prima che lui morisse per un arresto cardiaco in una clinica privata di Spresiano. Tutto si aspettava Carolina, tranne che il suo Antonio se ne andasse in una maniera così inspiegabile, senza aver avuto nessun sintomo che oggi possa almeno in parte spiegare l’arresto cardiaco che lo ha stroncato giovedì poco prima dell’intervento di riduzione di una cicatrice.
«Non capisco come sia possibile», dice più volte mentre racconta di come l’uomo con cui era sposata da 53 anni avesse tre bypass cardiaci, certo, tutti applicati nel 2014. Ma questo non le basta, proprio per niente. Carolina Drusian sottolinea come suo marito, Antonio Silvestrini, da quando era stato operato a Monza dal cardiochirurgo Antonio Cirò non mancava mai di percorrere a piedi una distanza fra i 6 e i 10 chilometri, ogni giorno. Come se non bastasse, Carolina e suo marito erano tornati a casa dal mare non più tardi di una decina di giorni fa: «A Jesolo usciva tutte le mattine in bicicletta e in queste settimane non aveva mai avuto il minimo problema», racconta Carolina.
È per questo che la sua morte, avvenuta poco prima che iniziasse l’intervento, lascia attoniti i suoi familiari. Il loro Antonio stava bene e in questi giorni non aveva avuto alcun problema di salute. Il suo è il profilo di un grande lavoratore, un imprenditore che si era fatto da sé e che solo in seguito a quell’intervento al cuore aveva deciso di lasciar perdere il lavoro passando al figlio Mauro la ditta che aveva fondato nel 1979 insieme a due socie, che negli anni erano state liquidate.
La sua “Perlarredi”, impresa specializzata nella realizzazione di perlinati e profili in legno per l’edilizia fondata a Cordenons e trasferita nel 2000 ad Azzano Decimo, aveva compiuto 40 anni proprio l’anno scorso e l’occasione era stata festeggiata da oltre 200 invitati. Il sindaco di Azzano si era molto complimentato con lui e con il figlio per essere riusciti a costruire una realtà di quel tipo, un percorso di cui lui aveva gettato le basi con quarant’anni di duro lavoro e che già dal 2012 aveva iniziato a trasmettere al figlio Mauro: «Diceva che dopo quarant’anni di lavoro voleva anche godersi un po’ la pensione», ricorda la vedova, che ora aspetta il responso dell’autopsia.
La donna ha voluto avvertire della scomparsa del marito anche il chirurgo che lo aveva operato a Monza nel 2014 e con il quale la famiglia aveva mantenuto ottimi rapporti. Una telefonata di cortesia che aveva aperto degli altri interrogativi: «È così strano quello che è successo. Ho avvertito della morte di mio marito anche il dottor Cirò, lo specialista che lo aveva operato: anche lui è rimasto molto sorpreso», racconta la vedova che non si dà pace: «Anzi, il dottore mi ha detto che il cuore di mio marito era in buone condizioni. Quello che è successo non se lo spiega nemmeno lui, tanto più che ci avevano assicurato che quello a cui si sarebbe sottoposto Antonio era un intervento di routine», racconta Carolina Drusian.
Dovrà essere proprio l’autopsia a dare le prime risposte alla domanda che più di tutte sta tenendo nell’angoscia l’intera famiglia Silvestrini in queste ore: com’è possibile che da un intervento di routine si sia arrivati a un arresto cardiaco?—
Niccolò Budoia
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