Morto in moto andando al lavoro alla Moncler di Trebaseleghe

TREBASELEGHE. Colpisce anche Trebaseleghe la tragica fine di Stefano Lazzarini, 30 anni, morto giovedì mattina mentre andava alla Industries Moncler dove lavorava da oltre 3 anni e mezzo. Lazzarini era atteso per una riunione e, quando il suo ritardo si è prolungato, i colleghi hanno capito che doveva essergli capitato qualcosa. Poi è arrivata la conferma del terribile incidente costatogli la vita. Lazzarini abitava a Spinea (Ve); appassionato centauro, con il bel tempo andava al lavoro con la sua moto Ducati rossa.
Giovedì alle 8.30, a Moniego in via Condotta, Lazzarini si è schiantato sulla fiancata sinistra della Peugeot 208 di un coetaneo noalese che, dai primi rillievi della polizia locale, usciva dal passo carraio di un’abitazione per immettersi su via Condotta e avrebbe dunque tagliato la strada alla Ducati.
L’impatto è sttao devastante: Lazzarini è stato disarcionato e catapultato sull’asfalto. Subito dopo la caduta ha accusato gravi problemi respiratori ed è stato trasportato in ambulanza all’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove un paio d’ore dopo è spirato a causa delle gravi lesioni riportate.
Dolore e commozione a Spinea, dove Lazzarini viveva con la famiglia in via Stampa a Orgnano, e a Mirano, che la vittima frequentava con gli amici e la fidanzata. Nei due paesi veneziani tutti ricordano il giovane dal cuore d’oro e dal sorriso perenne, la sua passione per le moto e il rugby. In tanti si stringono ai genitori, alla sorella e alla fidanzata. Innumerevoli i messaggi di cordoglio e anche di riconoscenza per quanto Stefano ha saputo dare a coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato. «I migliori se ne vanno sempre per primi», ha scritto la fidanzata Camilla, che non si rassegna a un destino tanto crudele del suo Stefano. Anche i compagni del Rugby Mirano, dove ha Lazzarini militato, hanno voluto esprimere vicinanza alla famiglia e alla giovane. Ora amici e colleghi di lavoro restano in attesa della data del funerale per potergli rendere l’estremo saluto.
Giusy Andreoli
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