Morto sul lavoro nel cantiere a Montà, a processo due tecnici Aps e un ingegnere

A Montà morì un operaio di 48 anni, ferito un collega rimasto con un’invalidità: le vittime erano state sepolte da una valanga di terra. Lo scavo non protetto e ci sarebbero state altre violazioni

Cristina Genesin
L'incidente sul lavoro mortale a Montà
L'incidente sul lavoro mortale a Montà

Era stata la sua tomba lo scavo profondo due metri e mezzo al cui interno stava eseguendo dei lavori con altri quattro colleghi.

D’improvviso una parete era franata e una valanga di terra lo aveva sepolto con un collega schiacciandolo contro una la struttura in acciaio di una condotta. Nessuno scampo per Pietro Voltan, 47enne di Polverara (una moglie e una figlia di 8 anni all’epoca); gravi le ferite riportate dal collega Nicola Berto Pinton, oggi 48enne, che si è salvato pur riportando delle conseguenze e un’invalidità.

A distanza di oltre quattro anni da quell’infortunio sul lavoro nel cantiere AcegasApsAmga del nuovo impianto idrico nel quartiere di Montà, in tre rischiano il processo: si tratta dell’ingegnere coordinatore per l’esecuzione dei lavori; e di due dipendenti della multiutility, il tecnico di riferimento del cantiere e il tecnico responsabile sia del procedimento che dei lavori.

Il pubblico ministero Andrea Girlando ha chiuso l’inchiesta sollecitando il rinvio a giudizio per i tre accusati di cooperazione in omicidio colposo e in lesioni colpose in seguito alla violazione di una serie di regole in materia di prevenzione degli infortuni e di sicurezza sul lavoro.

L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 7 febbraio davanti al gup Beatrice Bergamasco. Pronta a costituirsi parte civile la famiglia della vittima deceduta, tutelata dall’avvocato Eleonora Danieletto. Diversa la scelta processuale del lavoratore sopravvissuto che, difeso dall’avvocato Nathalie Tomaselli, ha avviato una causa civile nei confronti di AcegasApsAmga davanti al giudice del lavoro Maurizio Pascali (la prima udienza è prevista il prossimo 21 ottobre, secondo i “tempi” della giustizia italiana).

Di che cosa devono rispondere gli imputati

L’incidente si verifica il 14 ottobre 2020 poco prima delle dieci. Nel centro idrico in via Montà 31 (la proprietà è del Comune ma la gestione di AcegasApsAmga) c’è una squadra di 5 lavoratori che deve provvedere al fissaggio della flangia (l’anello) all’estremità di una tubazione di 90 centimetri.

È per raggiungere quel punto che viene effettuato uno scavo profondo due metri e mezzo: nel buco scendono in quattro, tra cui Voltan e Pinton Berto per effettuare il fissaggio mentre un collega in superficie passa le attrezzature alla presenza di un dipendente di Veronese Impianti indicata dal Consorzio Innova (aggiudicatario dei lavori) come l’impresa affidataria dell’intervento. Improvvisamente una parete cede.

Tra le violazioni contestate, la mancata adozione delle misure di protezione dello scavo (una sorta di armatura interna a sostegno delle pareti) obbligatoria quando la profondità dello scavo sia oltre il metro e mezzo proprio per evitare possibili frane; il mancato adeguamento del piano operativo di sicurezza all’evoluzione dei lavori nell’impianto e la conseguente mancata sospensione delle attività da parte dei lavoratori come il mancato coordinamento fra datori di lavoro (Veronese Impianti e AcegasApsAmga) chiamate ad applicare le disposizioni contenute nel Piano di sicurezza. 

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