Muore dopo la coronarografia la Procura apre un’inchiesta

L’indagine è scattata dopo la denuncia dei parenti di Tommaso Colapinto, militare in pensione Lo sfogo della figlia Maria Vanessa: «Spiegazioni non chiare». Al momento non ci sono indagati

Era stato ricoverato per sottoporsi a una coronarografia programmata da tempo. Il 13 agosto scorso, la chiamata dall’Azienda ospedaliera: tutto pronto, l’indomani si sarebbe svolto l’esame in anestesia locale. Alle 8.30 del 14 agosto Tommaso Colapinto, 73 anni, ex militare dell’Esercito in pensione originario di Gioia del Colle, con residenza all’Arcella, entra nell’ambulatorio del reparto cardiologico. Quattro ore più tardi è tutto finito, ma la moglie Anna Milano non può ancora abbracciare il marito. Il personale sanitario la invita a tornare nel pomeriggio, rassicurandola: «È andato tutto bene, signora. Vada pure a casa, suo marito è vigile». Alle 13, quando è appena rincasata, la donna riceve una telefonata dall’ospedale: «C’è stata una complicanza... Suo marito è grave». Poche ore più tardi la diagnosi è inappellabile: emorragia cerebrale irreversibile. Il paziente è definito «inoperabile» e non c’è nulla da fare. Due giorni d’agonia, sabato pomeriggio intorno alle 16.30 viene dichiarata la morte cerebrale. Ma i familiari non si sono rassegnati e, tutelati dall’avvocato Massimo Munari, hanno presentato in procura una querela ipotizzando l’omicidio colposo e reclamando l’acquisizione della cartella clinica. Querela finita sul tavolo del pubblico ministero di turno, Benedetto Roberti, che ha aperto un’inchiesta (senza indagati, per ora) ordinando l’autopsia. L’esame è stato eseguito ieri dal consulente del magistrato, il dottor Dario Raniero dell’Istituto di medicina legale di Verona, alla presenza dell’esperto di fiducia della famiglia, il professor Raffaele Giorgetti dell’Istituto di medicina legale di Ancona. «Purtroppo non ci sono state fornite spiegazioni chiare sulla morte di nostro padre», racconta Maria Vanessa Colapinto, uno dei quattro figli del pensionato, arrivata venerdì da Chicago dove vive e lavora da anni. «Non sappiamo che cosa sia accaduto... Ci sono stati detti troppi “forse”. Quando mio padre aveva appena ultimato la coronarografia, è stato detto a mia madre che non poteva vederlo. E che tutto era andato per il meglio. Poi la chiamata allarmata. Subito papà è stato sottoposto a Tac e intubato... È scioccante sentirsi dire che non c’è più nulla da fare. Noi familiari siamo stati chiamati a colloquio con un neurochirurgo che ha ribadito come mio padre non fosse operabile, aggiungendo, peraltro, che in Neurochirurgia non c’erano posti disponibili». Nella denuncia l’avvocato Munari ha indicato che sarebbe stata eseguita anche una vascolarizzazione coronarica. La parola passa alla procura.

Cristina Genesin

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