Muore gettandosi dall’ottavo piano di Chimica

Giovane di 28 anni si suicida al dipartimento di via Marzolo Nell’estate 2010 protagonista di un giallo a Pediatria
BARSOTTI - SUICIDIO VIA MARZOLO
BARSOTTI - SUICIDIO VIA MARZOLO

Si è buttato dall’ottavo piano del Dipartimento di Scienze Chimiche di via Marzolo 1, al Portello. Ha deciso di morire così Riccardo Legnaro, farmacista, 28 anni compiuti a novembre, che ieri verso le 19 si è lanciato dai laboratori dell’ultimo piano dell’edificio, che danno sul parcheggio interno.

Ha aspettato la chiusura della struttura universitaria: nelle aule e nei laboratori c’era ancora qualche studente e docente, ma quasi tutti erano già andati via. Poi ha raggiunto il piano più alto dell’edificio e con la forza di chi ha scelto il gesto estremo ha raggiunto il davanzale e si è lasciato cadere nel vuoto.

Un volo che non gli ha lasciato scampo. A vedere il corpo in caduta libera un passante che ha immediatamente chiamato la polizia. Il giovane, che con il Dipartimento di Chimica non ha alcun legame, probabilmente l’ha scelto per l’altezza e il libero accesso.

Riccardo Legnaro non è un nome nuovo per la cronaca. Il 13 agosto 2010, quando ancora era studente, fu protagonista di un giallo all’interno dell’ospedale, precisamente nel giardino vicino a Pediatria. Venne trovato alle 4.30 del mattino da una guardia giurata, riverso a terra e privo di sensi. Aveva due vertebre fratturate, il bacino rotto, il volto tumefatto, contusioni allo sterno e danni ai polmoni e ai reni.

All’epoca erano due le ipotesi investigative. All’inizio si pensò ad un’aggressione, un pestaggio e perfino ad un raid punitivo. Poi, alla luce della tipologia delle lesioni riportate, compatibili con una caduta dall’alto, si fece via via strada l’ipotesi del tentato suicidio.

Riccardo di quello che successe quel giorno non rivelò mai nulla. Né ai carabinieri che indagavano né ai famigliari e agli amici. Dal letto d’ospedale dove rimase a lungo si copriva il viso con il lenzuolo e non voleva parlare con nessuno. Neanche Alberto, fratello maggiore di Riccardo (che viveva insieme a lui e alla famiglia in via Facciolati 116) non era riuscito ad arrivare a capo di nulla. Aveva raccontato di come suo fratello fosse un ragazzo per bene, studioso, prendeva voti alti e nel 2010 stava preparando la tesi di laurea. Non frequentava brutte compagnie e nessuno poteva avercela con lui.

Al Dipartimento di Scienze Chimiche di via Marzolo, subito dopo la tragedia, sono giunte le volanti della quastura, il medico legale e il magistrato di turno. Con loro anche il direttore del Dipartimento, professor Paolo Scrimin.

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