Musica, arte, tentazioni: così a Padova rinascerà via Altinate

PADOVA. Il trionfo dei sensi ha la forma di un quadrato e misura milleduecento passi. Agli impazienti che non vedono l’ora di provarlo, si suggerisce di immaginare una musica di sottofondo, probabilmente qualcosa di classico. Ci sarà chi suona per strada oppure dentro le chiese - Santa Sofia, per esempio, o San Francesco - o più naturalmente dentro il conservatorio Pollini.
Ma attenzione, sarà bene tenere sempre gli occhi aperti: facciate degli edifici e serrande segnate dal tempo saranno già state restituite a una nuova vita piena di colori, grazie a un’operazione di street art rispettosa delle caratteristiche del centro storico.

Nell’aria, soprattutto verso sera, potrebbe esserci un profumo di buono, una tentazione gastronomica, un richiamo per il gusto, oltre che uno stimolo per l’olfatto. A turno i bar e i ristoranti avranno il compito di spingere verso il peccato di gola i passanti, e senza farsi concorrenza l’uno con l’altro. Perché nel Quadrilatero dei sensi - via Santa Sofia, via Altinate, via VIII Febbraio, via San Francesco - tutti giocheranno nella stessa squadra: musei, attività commerciali, ristoratori parteciperanno allo sforzo di proiettare questa fetta di città verso una nuova dimensione.

Il progetto - che viaggia ad ampie falcate verso il traguardo della realizzazione, previsto per l’estate - è il primo figlio dell’accordo quadro sottoscritto un anno fa dall’Università (nella fattispecie da Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico e ai rapporti con le imprese) e dall’Ascom con il presidente Patrizio Bertin.
Una convenzione che lega le due parti per cinque anni e che affida al dipartimento Ingegneria civile edile e ambientale (Icea), coordinato dal professor Edoardo Narne (che firma il progetto insieme a Giorgia Cesaro e Silvia Pellizzari), il compito di attuare un piano di rigenerazione urbana a favore delle aree critiche o periferiche di Padova e di alcuni centri della provincia (hanno già manifestato interesse Este, Massanzago, Camposampiero, Montegrotto e Montagnana).
L’area scelta per questa operazione non può essere considerata degradata. Semmai si trascina un problema: è cresciuta con una vocazione che si è estinta. Gran parte di quello che faceva battere il cuore del Quadrilatero fino a non molti anni fa, oggi non c’è più. Tribunale, cinema Altino, esattoria hanno traslocato o cessato di funzionare.
«Così, partendo dalle potenzialità di quest’area, abbiamo immaginato un’altra dimensione, fatta di relazioni e di motivi di attrazione per i padovani e per gli studenti ancora prima che per i turisti», spiega l’architetto Narne. «Per farne un polo di attrazione alternativo alle piazze abbiamo scelto di lavorare sul richiamo ai sensi. È nato così questo progetto che l’Ascom ha sposato e che il 16 febbraio presenteremo a tutti gli operatori della zona. A maggio un evento di dieci giorni mostrerà in pieno le potenzialità del progetto. E in estate l’operazione sarà conclusa».
Non serviranno grandi investimenti, assicurano tutti. A lavorare sull’udito sarà la musica, che avrà in via Altinate il suo quartier generale, ma che dovrebbe trovare ospitalità anche nelle chiese. I posti a sedere per eventuali concerti sono 2.034, ma naturalmente si prevede anche di suonare per strada.
Al gusto si dedicheranno bar, osterie e ristoranti, che ogni settimana, in un giorno fisso, proporranno aperitivi a tema, sul modello del festival “Tapapiés” di Madrid che coinvolge 92 attività e stuzzica l’appetito con 116 diversi tipi di tapas. Per l’olfatto l’idea è di creare percorsi “odorosi” con arredi profumati, il resto lo faranno gli odori della città: quello dei tigli in fiore e quello dei mattoni bagnati dalla pioggia.
La vista godrà invece degli effetti di un intervento di street art sulle facciate più degradate. Ma anche dei vari elementi di arredo che accompagneranno l’operazione: totem, vetrofanie, lampade, sgabelli saranno adottati da tutte le attività del quadrilatero come segno di appartenenza e di adesione. «Gli obiettivi sono due», prosegue Narne.
«Il più ambizioso è spingere i privati a investire nell’area, per esempio recuperando l’Altino, che oggi è chiuso. Il secondo obiettivo è esportare il format in altre zone della città, così da replicare la creazione di reti. Per esempio potrebbe essere affascinante immaginare un percorso etnico all’Arcella».
Cristiano Cadoni
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