Musica e goliardia in bombetta e frac: i sessant’anni della Lenguazza

Era 1959, e tutto iniziò da 5 amici in osteria. Così nacque la Polifonica degli universitari padovani. Giovedì 17 gennaio concerto celebrativo al Verdi 

PADOVA. Erano cinque amici al bar, anzi all’osteria, da qualche parte vicino al Pedrocchi. Si chiamavano Carlo Barotti, Gigi Villani, Paolo Campesan, Marcello Zancan e Giorgio Rupolo. E decisero di suonare. Si dice che nessuno di loro, in realtà, potesse vantare grande studio in ambito musicale, e che il nome dell’orchestra, “Vitaliano Lenguazza”, fosse rubato ad un anziano musicista che viveva nel Ghetto.

Erano i primi di gennaio e correva l’anno 1959: da quel giorno sono passati sessant’anni, un traguardo che la Polifonica banda della goliardia patavina ha deciso di celebrare come in passato ha sempre fatto con tutti i grandi eventi.

Questa sera si esibiranno al teatro Verdi, con l’abito di scena (da sempre frac e bombetta) e il repertorio della tradizione: Vispa Teresa, Bimbe Belle facciamo all’amore, Ea mona de’e gaine, Rosina dammela e tante altre.

Inutile dire che, come sempre accade quando la Polifonica si presenta in grande spolvero, i posti sono esauriti da almeno una settimana. «All’ultima prova» racconta Antonio Lo Savio, memoria storica della Lenguazza «eravamo una quarantina, ma non saprei dire quanti saremo oggi sul palco: ci sono sempre i metodici e i “Lanzichenecchi”, quelli che arrivano all’ultimo perché tanto non hanno bisogno di provare».

La Polifonica orchestra (“ente morale”, tengono a sottolineare i musicisti) è una longeva istituzione che, con alti e bassi, ha superato anche gli anni di piombo: l’idea di suonare insieme nacque, come sempre accade, un po’ per gioco. Avevano un’armonica e una tromba, raccattarono un batterista per strada, fra le matricole. In men che non si dica, la Vitaliano Lenguazza era nata e raccoglieva già un incredibile consenso, allargandosi di giorno in giorno.

«Ci fu un periodo di grande attività» ricorda Lo Savio «che durò esattamente dieci anni. L’ultimo concerto della prima fase, diciamo, fu nel 1969, come sempre al Verdi: i vecchi si erano quasi tutti laureati e ormai erano impegnati a trovare nuove strade, poi c’era il sessantotto che incalzava. Così ci fu un lungo periodo di silenzio, durato fino a metà degli anni Novanta.

Nel 1995, con un po’ di nuove leve ed anche con alcuni figli delle storiche colonne, ricominciammo da dove ci eravamo fermati: ancora al Verdi, ancora con il suono di una sirena. E così, tra una cosa e l’altra, siamo arrivati ad oggi».

L’orchestra, come è stato fin dall’inizio, suona soprattutto con finalità benefiche (spesso per raccogliere fondi destinati a vari progetti) oppure in occasione di grandi raduni goliardici.

Di recente, si è esibita nelle vie del centro in occasione della festa delle matricole e per sostenere diversi enti benefici. Le ultime trasferte sono di qualche anno fa: a Bologna, ancora per la festa della matricola, e a Montecatini, in occasione di un congresso internazionale sulla goliardia. —

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