Nacque tetraplegica per errori medici: causa da 30 milioni

Venezia, ginecologhe condannate a pagare 250 mila euro dopo l’assoluzione in primo grado. “Civile” con cifre record
Eleonora baciata da papa Francesco
Eleonora baciata da papa Francesco

VENEZIA. Eleonora ha nove anni e mezzo e papà Davide Gavazzeni la definisce «una bambina speciale». È tetraplegica, ha gravi danni neurologici, non vede e sente solo qualche rumore. Con i genitori comunica con sorrisi e pianti. La sua prospettiva di vita è come quella di un normodotato, ma con tutte le difficoltà connesse a cure e gestione dell’handicap, che costa alla famiglia circa 5.000 euro al mese. La condizione di disabilità di Eleonora si è materializzata durante il parto il 3 dicembre 2008 all’ospedale di Rovigo.

Una disgrazia che fino a ieri sera non aveva responsabili: in primo grado, infatti, le ginecologhe Dina Paola Cisotto e Cristina Dibello, accusate di lesioni gravissime, erano state assolte. Ma la Corte d’Appello di Venezia, accogliendo le istanze della famiglia e della Procura, ha riconosciuto la penale responsabilità delle ginecologhe. Il reato è prescritto (e quindi i giudici hanno dichiarato il non doversi procedere), ma per la famiglia Gavazzeni, e per l’avvocato Mario Cicchetti che la rappresenta, è più di una vittoria. I giudici d’appello hanno infatti riconosciuto una provvisionale immediatamente esecutiva di 250mila euro che dovranno pagare le ginecologhe e l’azienda sanitaria Polesana. Ma soprattutto la sentenza di ieri è un macigno che andrà a pesare sulla causa civile davanti al tribunale di Rovigo: la famiglia ha chiesto 30 milioni di risarcimento, una cifra record in Italia, ovvero quanto servirà a curare Eleonora per il resto della sua vita. L’istruttoria civile si è conclusa il 7 marzo e la sentenza dovrebbe arrivare prima dell’estate. «Permettetemi almeno di curare mia figlia» era stato l’accorato appello del padre della bimba che nel 2014 aveva ricevuto la benedizione di Papa Francesco.

Secondo la famiglia Gavazzeni, i gravissimi problemi di Eleonora sono dipesi da un cesareo in ritardo. In quelle ore fatali di tracciati allarmanti, induzioni al parto naturale e ripetute manovre, la bimba era rimasta per ore in asfissia totale. Da subito la perizia dell’assicurazione dell’ospedale, quindi teoricamente a difesa dell’azienda e delle ginecologhe, aveva riconosciuto la «gravissima imprudenza, negligenza e imperizia» delle dottoresse. Ma all’incontro obbligatorio di mediazione per il risarcimento, l’Usl non si era presentata. In primo grado le ginecologhe erano state assolte senza che venisse disposta una consulenza tecnica. In Appello è stata accolta la consulenza tecnica svolta nel processo civile parallela e ne è stata disposta un’altra. Ieri per cinque ore le parti hanno argomentato. Poi la sentenza e le lacrime liberatorie di papà Davide.

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