Nasce dalla mamma in coma, si chiama Francesco come il Papa

RUBANO. Il nome, Francesco, gli deriva del nuovo pontefice. La vita gliel’ha data mamma Simona Tirendi, che però non lo ha ancora potuto vedere né prendere in braccio. È in coma, Simona, 29 anni, e non si sa nemmeno perché. Forse addirittura per il cosiddetto “morbo della mucca pazza”, però gli esami eseguiti qui in Italia danno tutti esisto negativo. Si attendono pertanto i risultati dei test eseguiti negli Stati Uniti. «Simona stava benissimo fino a sei mesi fa» racconta Pablo Salomè Rubio, il marito «poi ha iniziato ad avere una insensibilità a un lato della faccia. È andata dal medico, ma non è emerso niente». Però i disturbi continuano e Simona viene sottoposta all’elettroencefalogramma: nulla di anomalo. Nel frattempo scopre di essere incinta del secondo figlio e imputa stanchezza e malessere alla gravidanza.
«Ha poi iniziato a camminare tutta storta» prosegue il marito «e a perdere l’equilibrio, come se fosse ubriaca. Il giorno della Befana l’abbiamo portata in ospedale». Qui dopo alcuni giorni comincia ad avere dolori ovunque, le fanno dei test, ma iniziano le crisi epilettiche e arriva il coma. Un quadro clinico attualmente inspiegabile. La gravidanza, quasi miracolosamente, però procede regolare fino ad alcuni giorni fa, quando iniziano ad emergere problemi alla placenta. C’è pericolo di vita sia per lei che per il feto: i medici decidono di farlo nascere, il 20 marzo, nonostante sia appena alla ventiquattresima settimana. A causa della sedazione cui è costretta la madre, il piccino è poco reattivo, pesa poco più 800 grammi ed è lungo 33 centimetri. «Adesso invece muove le gambe e le braccia e apre gli occhi» racconta papà Pablo, «e i dottori hanno detto che il cuore cresce regolare e l’intestino funziona». Pablo decide di chiamarlo Francesco, come il Papa. E intanto spera, spera che il piccolo diventi sempre più grande e forte e che la moglie Simona possa finalmente svegliarsi.
«I dottori aspetteranno che guarisca la ferita del taglio cesareo» dice, «poi inizieranno a diminuire i sedativi, per vedere se le crisi epilettiche sono ancora presenti. Spero di averla presto a casa, con Francesco e la nostra prima figlia, che ha due anni e che la sera si addormenta guardando la foto della madre e che la prima parola che pronuncia al risveglio è mamma. Mi chiede sempre di vedere sul telefonino la foto del fratellino». Per Pablo e Simona, che si sono conosciuti a Santo Domingo sei anni fa e che nel 2009 si sono sposati, avere dei bambini era il coronamento del loro amore. Adesso manca solo il risveglio di Simona.
Cristina Salvato
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