’Ndrangheta, il 13 luglio clan Bolognino alla sbarra

Sarà il 13 luglio il primo atto del processo abbreviato al clan Bolognino, ramificazione della maxi inchiesta che ha scoperchiato la presenza della ’ndrangheta nel territorio veneto. Come deciso nell’udienza di ieri nel tribunale di Venezia, dopo l’esame degli imputati si procederà con l’audizione fissata per il 20 luglio del pubblico ministero e delle parti civili. Le difese degli imputati saranno ascoltate a settembre mentre la sentenza è prevista per il 26 di ottobre.
Partirà così nel pieno dell’estate, con un ritardo di tre mesi e mezzo sulla tabella di marcia, il processo agli imputati coinvolti nel procedimento penale sul clan ’ndranghetista. Ovviamente, il ritardo è tutta colpa dell’epidemia che ha di fatto bloccato la macchina giudiziaria negli ultimi mesi. Le udienze verranno celebrate nell’aula bunker di Mestre per due ragioni: un motivo di sicurezza e anche le attrezzature dell’aula che consentono la possibilità di collegamento online dai diversi carceri sparsi per l’Italia dove sono rinchiusi alcuni degli imputati.
Sul banco degli imputati Sergio Bolognino, 51enne di Locri residente nel Vicentino a Tezze sul Brenta, uno dei tre fratelli già coinvolti nel processo Aemilia che minacciava l’imprenditore trevigiano Stefano Venturin e la moglie Maria Giovanna Santolin, all’epoca dei fatti titolari di Signal srl poi Gs Scaffalature e Automazioni srl a Galliera Veneta.
A processo anche due imprenditori di Vigonza, passati dalla parte dei boss, Luca De Zanetti ed Emanuel Levorato con Andrea Biasion di Campagna Lupia. E ancora Francesco Agostino di Platì (Reggio Calabria); Ferdinando Carraro, di Alano di Piave (Bl); Antonio “Tonino” Carvelli di Crotone; Antonio Gnesotto di Villorba (Tv), Antonio Genesio Mangone cosentino residente a Legnaro; Stefano Marzano di Locri; Renata Muzzati di Campolongo (Ve); Leonardo Nardella di Mendicino; Patrizia Orlando di Tezze sul Brenta; Walter Zangari di Montecchio Emilia. —
e.p.
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