Nei laboratori del Bo nasce l’auto all’idrogeno

Il team di Chimica condotto da Vito Di Noto studia l’utilizzo del grafene per contenere i costi dei veicoli del futuro

PADOVA. Nel giro di pochi anni potremmo avere a disposizione automobili silenziose, potenti ed economiche. Senza contare che non inquinano, perché funzionano fondamentalmente ad acqua e l’unico prodotto di scarto che rilasciano nell’aria è il vapore. Certo, l’idea di viaggiare a bordo di grandi umidificatori, per chi già vive nell’umidissima pianura padana, non è che proprio sorrida, ma i vantaggi per il portafoglio e per l’ambiente hanno dello straordinario. I motori del futuro saranno celle a combustibile, nelle quali, attraverso un catalizzatore, reagiscono ossigeno ed idrogeno (presi appunto dall’acqua).

Nei laboratori di Chimica del Bo sono già stati realizzati numerosi prototipi di celle a combustibile e delle particolari membrane, fatte di un materiale sottile ed altamente tecnologico, che permettono la reazione chimica e quindi la produzione di elettricità. Ciò che finora ha bloccato l’entrata in commercio delle auto ad idrogeno è un solo elemento: il catalizzatore, indispensabile per ottenere l’energia.

«Finora» spiega il professor Vito Di Noto «abbiamo usato metalli preziosi, ad esempio il platino e il palladio. Il risultato era ottimo, ma il costo elevatissimo. Il prezzo di un’utilitaria che va con quel sistema si aggira intorno ai 100mila euro, e va da sé che sul mercato è improponibile. Ora stiamo studiando come ottenere lo stesso risultato, ma ad un costo molto più contenuto, usando il grafene al posto del platino».

Il grafene viene estratto “esfoliando” la grafite, che è il minerale che usiamo per la punta delle matite. E non serve essere chimici per capire che, rispetto al platino, ha ben altro costo. Il grafene è tanto economico e diffuso, ma al contempo ricco di potenzialità, da aver attirato l’interesse dell’Unione Europea, che ha investito un miliardo di euro per studiarlo, creando un circuito di ricerca internazionale: la flagship del grafene.

Proprio qualche settimana fa, l’università di Padova ne è entrata a far parte: «C’è in gioco una questione politica, che riguarda il primato energetico a livello mondiale» spiega Di Noto «ma anche un altro obiettivo: diminuire le centrali nucleari in Europa. Sfruttare il grafene per utilizzare l’idrogeno significa abbattere l’inquinamento e portare più elettricità nelle case, ad un costo minore. Non solo: l’idea è che da questa tecnologia possano nascere nuove aziende, e quindi creare lavoro».

Per l’Università di Padova, entrare a far parte della Flagship europea ha assicurato non solo i finanziamenti alla ricerca, ma anche l’ingresso in un circuito internazionale di grande lustro e potenziale. «Quanto alle utilitarie ad idrogeno» conclude il professor Di Noto «sono già realtà: proprio qualche settimana fa la Toyota ne ha presentato un nuovo modello: ha un’autonomia dichiarata di 700 km, il pieno si fa in tre minuti ed al modico prezzo di pochi centesimi. Sul mercato asiatico sarà in commercio dalla prossima primavera e il prezzo si aggira intorno ai 50mila euro, ma la cifra è destinata a scendere. Nel giro di pochissimo tempo, grazie all’utilizzo del grafene, potrebbe ragionevolmente raggiungere un prezzo medio di 10mila euro».

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