Nella Pediatria di Padova aperto un reparto dedicato al Covid

La direttrice Da Dalt: «Da ottobre impennata di ricoveri, 17 solo dall’inizio di novembre. Ci aspetta un mese impegnativo»


PADOVA. Il coronavirus corre anche tra i bambini, sfatando uno dei tanti falsi miti, ce ne fosse ancora bisogno, che i piccoli non si ammalano di Covid. Di più: nella Pediatria d’urgenza dell’Azienda Ospedale-Università è stato dedicato un reparto intero per curare i piccoli infettati dal virus. Dodici posti, di cui 11 ieri erano occupati, con un turnover piuttosto veloce sul fronte delle ospedalizzazioni. «Il virus c’è e circola tantissimo con una percentuale molto più alta rispetto al lockdown» sostiene la direttrice del Dipartimento Salute della Donna e del Bambino, Liviana Da Dalt «nella prima fase i bambini contagiati erano il 2% del totale, ora sono l’8%, con una maggiore differenza proprio in età pediatrica, da zero a 14 anni. Si contagiano tutti: dal lattante che contrae il virus in ambito familiare, al bambino in età scolare».

Il report di Azienda Zero rileva nel Padovano 478 casi di bambini attualmente positivi, di cui 300 tra i 7 e i 14 anni, 120 tra i 2 e i 6 anni e 58 nei primi 12 mesi di vita. «Rispetto alla Fase 1 abbiamo meno sintomi, abbiamo capito che il decorso della malattia è per lo più lieve e solo l’1% dei casi necessita di ricovero» prosegue Da Dalt «tuttavia, da ottobre abbiamo registrato un’impennata dei casi con ben 17 bambini ricoverati da inizio novembre, rispetto ai 7 complessivi della prima fase. E ci aspettiamo che questo mese sia ancora impegnativo».

Le ospedalizzazioni, chiarisce tuttavia la professoressa Da Dalt, vanno “pesate”: «Nell’ultima ondata di ricoveri, sei pazienti hanno meno di un anno e quattro addirittura meno di tre mesi» spiega «tuttavia in questi casi non si tratta di ricoveri causati dalla gravità delle condizioni dei piccoli, quanto da particolari “alert”, ovvero dalla necessità di usare una particolare prudenza proprio perché i bambini sono molto piccoli. Infatti, nella maggior parte dei casi il decorso è lieve e i bimbi vengono mandati a casa velocemente, né ci sono dati che dimostrino la permanenza di strascichi». Nei restanti casi, invece, si tratta di bambini affetti da malattie croniche «in cui il motivo del ricovero è principalmente riconducibile alla complessità della patologia preesistente» garantisce la professoressa «al momento abbiamo solo un bambino di due anni in gravi condizioni e, anche in questo caso, si tratta di un paziente affetto da una malattia cronica».

Il Pronto soccorso pediatrico, in questo momento è impegnato con i tamponi su un doppio fronte: «Il 40% dei bambini che arriva da noi presenta condizioni cliniche sospette tali da richiedere un tampone per fugare il dubbio che si tratti di Covid» spiega Da Dalt «inoltre facciamo un servizio di tamponi per i bambini inviati dal pediatra di famiglia: dopo il boom di richieste particolarmente prudenziali che ha accompagnato l’inizio della scuola, ora che i criteri di invio dei pediatri sono stati rivisti, la pressione è leggermente diminuita, ma effettuiamo ancora circa 200 test al giorno. Del resto i bambini sono accompagnati dai genitori e noi nei container offriamo un servizio a disposizione della popolazione dalle 7.30 alle 18, oltre a sabato e domenica mattina, ecco perché in alcuni momenti della giornata capita che i flussi si congestionino». —


 

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