Nessuna sostanza pericolosa nell’aria

Il primo rapporto Arpav invita solo ad arginare le acque usate per spegnere l’incendio divampato alla De Zuani Ecologia
BELLUCO - FOTOPIRAN - VIGONOVO - SMASSAMENTO INCENDIO DITTA DE ZUANI
BELLUCO - FOTOPIRAN - VIGONOVO - SMASSAMENTO INCENDIO DITTA DE ZUANI

SANT’ANGELO DI PIOVE. Ci sono volute quasi ventiquattro ore per spegnere completamente il devastante rogo che ha interessato la De Zuani Ecologia srl di via Palladio, nella zona artigianale di Vigorovea. Le fiamme si sono sviluppate nel pomeriggio di domenica: l’allarme è stato lanciato da un vigilante di una ditta di sorveglianza privata. L’azienda, attiva nel mercato da quarant’anni, da una decina opera in affitto nel capannone di Vigorovea dopo essersi trasferita da Legnaro. È specializzata soprattutto nella raccolta e nella lavorazione di rifiuti industriali. Carta, plastica, legno e metalli che nel capannone vengono accatastati per poi essere differenziati e rivenduti, ad esempio, a cartiere e mobilifici. Dal fabbricato, situato in una zona ai margini dell’area artigianale, si è alzata una colonna di fumo nero visibile fino ai colli. L’azienda è assicurata contro gli incendi.

Paura inquinamento. Si è subito temuto per possibili emissioni inquinanti. I residenti della zona, tramite la protezione civile, sono stati invitati a chiudere porte e finestre e a rimanere in casa. Nonostante questo tanti sono stati i curiosi che si sono avvicinati per capire cosa fosse accaduto. I primi rilievi dell’Arpav hanno fortunatamente scongiurato pericoli particolari, anche se un odore acre si è diffuso nell’aria fino a Ponte San Nicolò e ha ristagnato a lungo.

Le operazioni di spegnimento. Ieri mattina, dopo un’intera notte di lavoro, i vigili del fuoco erano ancora alle prese con i piccoli roghi che ripartivano quando i rifiuti ammassati venivano, con cautela, gradualmente spostati. Un fumo, questa volta bianco, ha continuato a circondare il capannone per quasi tutta la giornata. Si è riusciti, trainandolo, a estrarre anche il camion, deformato dal calore, che era rimasto all’interno.

I titolari. I fratelli Luca e Lianka De Zuani hanno assistito impotenti, con il morale distrutto, a tutte le operazioni di spegnimento. Sono rimasti senza parole. Una notte insonne a vedere i loro sforzi di almeno dieci anni andare letteralmente in fumo. Con loro c’era anche la decina di dipendenti che, ovviamente preoccupati, hanno cercato di rendersi utili in tutti i modi. Il fabbricato non ha subito evidenti danni strutturali anche se dovrà essere ripristinata sicuramente gran parte della struttura. Si sono salvati lo scompartimento dei rottami ferrosi e gli uffici amministrativi. La speranza è di potere quanto prima riprendere da lì con l’attività.

Le cause. Non è ancora possibile stabilire che cosa abbia dato origine alle fiamme. Non si è capito ancora se il fuoco sia partito da uno o più punti. Al momento perciò nessuna ipotesi è esclusa perché le indagini partiranno nel momento in cui sarà possibile accedere in sicurezza all’interno del capannone. Per quanto riguarda la pista dolosa, sono state analizzate le immagini registrate dalle videocamere poste lungo il perimetro del fabbricato: non sarebbero state registrate intrusioni. Più probabile la causa accidentale, con l’incendio innescato da un’autocombustione o da un cortocircuito. Gli esperti dei vigili del fuoco, nell’analizzare la tipologia di rifiuti, sapranno presto capire se la presenza di qualche sostanza abbia potuto agire come accelerante. Tutta da valutare poi l’incidenza dei fatti “colposi”, ovvero quanto possono avere inciso fattori legati alla normale conduzione dell’attività, come il rispetto dei protocolli di sicurezza.

Ordinanze. Il sindaco Mariano Salmaso, che ha seguito tutte le vicende in prima persona, è stato invitato dall’Arpav a emettere una serie di provvedimenti che riguarderanno il ripristino dei luoghi a carico della proprietà, cioè la messa in sicurezza dell’area, la rimozione e lo smaltimento corretto di tutti i rifiuti prodotti dall’incendio e dalle acque usate per lo spegnimento perché non si disperdano e inquinino fossi e canali di scolo.

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